Il terzo LP di Kali Uchis, Red Moon in Venus, intraprende una strada nuova.
La ragazza che non voleva essere Kim poiché poteva essere Kanye ritorna con un terzo LP: Red Moon in Venus (Virgin Records) vede una Kali Uchis che in effetti è in totale controllo della sua musica e della sua immagine (al contrario di Kanye, peraltro, ma è un altro discorso). Basta guardare al numero di featurings del suo primo disco, il folgorante Isolation, per vedere come lo si volesse rafforzare con una riga di nomi uno più celebre dell’altro. Su Red Moon in Venus ce ne sono alcuni, fra i quali il fidanzato Don Toliver, ma forte dei suoi oltre due miliardi di ascolti in streaming, adesso è Kali Uchis il nome principale sulla lista.
Karly-Marina Loaiza, nata ad Alexandria, Virginia, ventotto anni orsono, figlia di un colombiano, si è anche permessa l’incursione nel fiorente mercato “latino” con il secondo Sin Miedo, ma il nuovo disco è differente da quanto realizzato in precedenza. Kali Uchis sceglie arrangiamenti pieni per una serie di ballate eleganti, interpretate molto bene da lei così come dai tantissimi musicisti che vi suonano.
Una nuova Sade
La prima parte ha come highlights il singolo I Wish You Roses, nel cui video vengono ricreata alcune scene “iconiche” del film American Beauty.
Lo spagnolo ritorna verso il centro del disco con Como The Quiero Yo e Hasta Cuando, ma il meglio del disco arriva nella parte conclusiva. Blue propone Kali Uchis come una nuova Sade, paragone che alla cantautrice di Alexandria certo non dispiacerebbe, visto che ne è grande fan. Tutto la richiama, dagli arrangiamenti anni 80 (il synth, il sax …) alla costruzione della canzone, Blue è certamente l’highlight di Red Moon in Venus. Non è comunque l’unico brano a far venire in mente questo paragone: almeno Endlessly va nella medesima direzione. Moral Conscience, Moonlight (bella performance vocale), la conclusiva Happy Now sono tutte ottime. Forse una distribuzione differente delle canzoni, qualche momento più upbeat nella prima parte avrebbe aiutato. A me dei primi due dischi manca la componente stradaiola che pure è nelle corde di Kali Uchis e che in Red Moon in Venus è un po’ messa da parte a favore di un’immagine più ‘di classe’. Ma è lì, sono sicura che ritornerà. Intanto Red Moon in Venus è una bella conferma del suo talento.
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