Lux Prima: una gestazione lunga per un disco interessante.
Ci sono voluti ben 12 anni affinché il progetto di due personaggi iconici vedesse la luce. L’attesa è terminata: Karen O e Danger Mouse si presentano come un’accoppiata vincente per l’anno in corso.
Lei: Karen O
La leggendaria frontwoman degli Yeah Yeah Yeahs, classe 1978, si è era fatta notare in passato per episodi da solista che le avevano conferito lo status di star multitasking. Varie colonne sonore e progetti con personaggi del calibro di David Lynch e Trent Reznor, sono felici esperienze dell’artista sudcoreana naturalizzata statunitense. Da sottolineare la candidatura all’Oscar nel 2013 per il brano The Moon Song, scritto insieme a Spike Jonze e inserito nella colonna sonora di un film splendido: Her.
Lui: Danger Mouse
Musicista, autore e produttore statunitense, classe 1977, ha alle spalle un curriculum che si commenta da solo. U2, Gorillaz, Red Hot Chili Peppers e Black Keys sono le band con cui ha collaborato e che lo hanno reso uno dei personaggi più influenti del panorama musicale mondiale del ventunesimo secolo. Se a questo aggiungiamo due dischi di successo con i suoi Gnarls Barkley ecco che ci troviamo anche qui di fronte ad un artista polivalente quanto versatile.
Lux Prima
L’incontro tra i due avviene nel 2007, ma per vicissitudini personali il risultato della loro intesa artistica esce solo quest’anno. Lux Prima è un disco particolare e lo si capisce fin dal primo ascolto. L’atmosfera che si respira nei nove pezzi che lo compongono è quella di una colonna sonora. Musiche cinematografiche e visionarie, atmosfere r&b, 60’s e pop sono gli ingredienti che miscelati, nella giusta maniera, rendono l’album decisamente intrigante. Notevole la title track: una suite di nove minuti in cui l’intermezzo vocale di Karen si inserisce su una base melodica visionaria tra prog e psichedelia. Stessa cosa si ripete nella conclusiva Nox Lumina. In mezzo a queste due vere e proprie perle ci sono canzoni di tutto rispetto, a volte più piacione, Turn The Light fra tutte, altre più intriganti come le splendide Woman e Leopard Tongue che paiono scritte apposta per trascinarci sulla pista da ballo di una spy story anni ’60. Operazione riuscita!
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