Keaton Henson - MonumentPIAS - 2020

Keaton Henson – Monument: musica che è cordoglio e autoanalisi.

Keaton Henson - Monument
PIAS – 2020

Crisi di panico e difficoltà relazionali da sempre affliggono Keaton Henson, trentaduenne musicista, poeta e illustratore londinese. Verrebbe da pensare che vivendo una simile condizione l’attuale pandemia aggiunga dramma al dramma. Risulta dunque curioso leggere che per Henson il funesto 2020 è stato un “fine year” coronato da un concerto (il primo da molti anni) in live stream il 3 dicembre. E’ come se per una persona normalmente problematica l’anormalità da Covid-19 non risultasse poi troppo difficile da gestire. Più tristemente si potrebbe immaginare che nell’animo del nostro alberghi una consolidata abitudine al dolore.

Come nasce Monument

Dolorosa è ad esempio la genesi di Monument. Il lavoro viene ultimato durante le ultime fasi della malattia del padre del musicista (l’attore Nicky Henson) e le canzoni sono intercalate da frammenti audio tratti da filmini dell’archivio familiare. Si può dunque parlare di un album che, in contemporanea con la tragedia in atto, suona come un auto-esame, un bilancio personale – e anche artistico – nell’arco di 11 canzoni. Nella prima (Ambulance il titolo, tanto per far capire l’atmosfera) si ascoltano queste parole: “Sono per metà cantautore, per metà uomo/ Nessuno dei due pienamente/ Sto danzando fino a morirne/ Che tu sia la mia ambulanza”. Il brano in chiusura di programma dice: “Scrivo canzoni per tenermi sveglio/ Ogni ritornello mi strazia/…/ Tutte le mie canzoni mi danno la nausea/ Non cantare i versi/ Leggi fra le righe.”   Un quadro straziante dove l’unica consolazione arriva dal paesaggio nevoso descritto in Ontario: “Il cielo delle quattro del mattino/ Mi mantiene in vita”.

Siamo dunque in uno dei classici ambiti indie di questo primo ventenniodi secolo: la canzone d’autore molto dolente e molto isolazionista (da contemplazione del proprio ombelico, secondo i detrattori). Caposaldi del settore possono essere considerati, fra diversi altri esempi, Carrie and Lowell di Sufjan Stevens e A Crow Looked At Me di Mount Eerie. Quest’ultimo, con la sua morte quasi in diretta di una persona cara, è tematicamente molto simile a Monument.

Il modo di scrivere di Keaton Henson

Se ben poca allegria promana dall’album, le composizioni  si staccano quasi sempre dalla dimensione del lamento-cantato-con-la-prima-melodia-che-capita che a volte affatica questo ambito sonoro. Henson ha esperienze musicali che spaziano  nell’ambito dell’elettronica e delle partiture per orchestra, come dimostra il recente Six Lethargies. Possiede dunque competenze superiori rispetto a molti suoi colleghi e sa come costruire i pezzi. A volte si limita a voce o piano o poco più, a volte utilizza una strumentazione più ampia con basso e batteria, consapevole che, se i testi tengono le finestre chiuse alla serenità, una qualche luce deve arrivare almeno dalla musica. E pezzi come Self Portrait, Husk e While I Can (quasi trascinante!) hanno il loro modo di essere coinvolgenti, anzi avvolgenti. Diciamo come un cappotto quando fa freddo, per citare Guy Clark.

A dispetto della debordante mestizia, vale la pena trovare il momento ascoltare (e apprezzare) Monument e le sue nuvole scure. Potrebbe piacere ai fan dei Radiohead, ad esempio (considerando che alle sessions partecipa Phil Selway). Poi però si deve passare a un altro disco recente, una cosa tipo Zeros di Declan McKenna, che le nuvole le scaccia subito.

Keaton Henson - Monument
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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