King Gizzard & the Lizard Wizard: prolifici e sempre in cerca del nuovo.
Mai fermi, mai domi gli australiani (di Melbourne) King Gizzard & the Lizard Wizard escono con il diciassettesimo album in dieci anni di attività. Album che poi è anche il terzo capitolo della Microtonal Tuning Trilogy, che dopo il primo episodio Flying Microtonal Banana, del 2017, ha visto uscire il successivo K.G. appena quattro mesi fa. Ebbene L.W. si collega idealmente proprio al predecessore, tanto che l’incipit del disco cita espressamente The Hungry Wolf of Fate, ultimo brano di K.G.
L’approccio del combo australiano fondamentalmente non cambia e mantiene inalterata la vena creativa e bizzarra. A volte viene da pensare a Frank Zappa, altre volte si percepisce una tensione verso la sperimentazione di una psichedelia in grado di spaziare liberamente fra generi e influenze, preoccupata non tanto della coerenza interna, quanto della voglia di cercare soluzioni nuove e imprevedibili. E ciò anche a costo di mandare qualche colpo a vuoto. Non ci si stupirà quindi se nel flusso dei brani, che si susseguono senza alcun intervallo, si rischi di trovarsi a volte spiazzati. Sovente i brani iniziano in un modo per poi cambiare atmosfera, ritmo, stile. La cosa migliore è forse lasciarsi semplicemente trascinare dalla ribollente creatività di King Gizzard.
Psichedelia e musiche non occidentali per King Gizzard & the Lizard Wizard
Anche se poi un tratto comune c’è ed è, come nei due titoli precedenti, la ricerca di una via che concili il rock psichedelico con soluzioni musicali non occidentali, microtonali appunto, con particolare riferimento alla musica indiana e a quella anatolica. Ed è comunque sempre un bel sentire giacché, soprattutto a fronte di una certa standardizzazione che si respira nell’ambito indie, la musica dei KG ha il gran merito di non lasciare indifferenti, facendosi perdonare qualche episodio magari non particolarmente riuscito. È il caso di Pleura che scivola verso pesantezze metal o del barocchismo glam di Supreme Ascendancy che potrebbe essere uscita da un album degli Of Montreal, ma da uno di quelli meno riusciti.
Si inizia con If Not Now, Then When? ribollente di riff e torrenziale drumming, poi stemperati da ritmi funk e cori in falsetto che ricordano addirittura gli Stereolab. O.N.E. è un fiammeggiante e notevole funk anatolico non lontano dalle riletture della psichedelia turca che fanno gli Altin Gun. Funziona benissimo l’ipnotica Static Electricity avvolta in una suggestiva atmosfera dai sapori indiani e sulle stesse coordinate world prosegue l’incalzante East West Link. E come resistere al basso potente della fumosa e indolente Ataraxia, cui segue una See Me rutilante di suoni e con un riff micidiale che ti conduce inebetito e felice dal primo all’ultimo secondo e che ci offre l’occasione per sottolineare l’eccellente performance della batteria di Michael Cavanagh. Si chiude con gli otto pirotecnici minuti di K.G.L.W., riff pesanti da stoner, deflagrazioni fuzz fanno da infuocata cornice alle sinuose melodie mediorientali che si vanno facendo strada nel contorto coacervo psichedelico felicemente orchestrato da Stu Mackenzie e soci.
I testi di L.W.
Un’ultima notazione meritano anche i testi di L.W. che denotano un preciso impegno ecologista e di opposizione alla deriva securitaria che sta prendendo piede nel nostro sventurato mondo. In If Not Now, Then When?si alza un grido di allarme sulla distruzione dell’ambiente e della vita nel pianeta, si paventa la restrizione della libertà in nome di salute e sicurezza: «Se non ora, quando? Quando Big Pharma mi sta facendo a pezzi. Quando stanno monitorando i miei dati. E quando stanno spiando il mio telefono. Se non ora, quando?». Un senso di frustrazione, di malessere pervade i testi, la speranza è un lumicino lontano, il pianeta e la vita umana si stanno velocemente deteriorando, la salvezza è solo un miraggio «Non voglio mai alzarmi, non voglio mai alzarmi dal letto quando vivo in questo mondo», canta in East West Link. Per fortuna se non per salvarci abbiamo sempre la buona musica a farci almeno alzare dal letto.
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