Il ritorno del duo King Hannah con Big Swimmer.
“I feel good when I am in New York”, canta Hannah Merrick nella seconda traccia di Big Swimmer (City Slang), nuovissimo disco dei King Hannah. Non ci stupisce, poiché il duo che compone con Craig Whittle, pur venendo da Liverpool, di suono East Coast ne ha introiettato parecchio.
Per il precedente, e molto bene accolto, I’m Not Sorry, I Was Just Being Me, già la band stessa dichiarava l’apprezzamento per la scena indie degli anni ’90, da Pavement a Bill Callahan. In Big Swimmer, tuttavia, i King Hannah guardano a un suono NY ancora più classico. Accompagnati da Ali Chant alla produzione, e da qualche collaboratore per basso/batteria/tastiere (le chitarre sono suonati dagli stessi Craig e Hannah), hanno composto il disco mentre erano in tour per promuovere il precedente (in America, ovviamente), e hanno deciso di uscire presto per non far dimenticare il loro nome.
Collaborazioni e riferimenti
Big Swimmer vede la collaborazione con Sharon Van Etten nella title track che apre il disco e nella penultima traccia This Wasn’t Intentional. Tuttavia si tratta di background vocals e il disco ne risente solo in parte. Suono classico di New York, dicevo, pensando soprattutto ai Velvet Underground più ariosi dell’omonimo terzo disco. La bella Big Swimmer (ascoltare come evolve da ballata a pezzo elettrico poco prima del secondo minuto) e New York, Let’s Do Nothing, con il parlato di Hannah, mi fanno pensare (persino!) a loro. Nelle parti più oscure, per esempio in The Mattress, mi viene in mente una vaga parentela con la PJ Harvey degli anni 90.
Una band con una personalità distinta
Comunque, i King Hannah di Big Swimmer hanno sviluppato più che nel precedente un loro suono, dove i tributi ad altri sono tasselli e manca fortunatamente ogni plagiarismo. Un gusto per le atmosfere e la fuga dalle canzoni troppo costruite sul modello del pop (verso, bridge, ritornello) caratterizzano molti brani, quelli meno concisi nei quali belle fughe di chitarra (Somewhere in El Paso e Lily Pad su tutte) trasportano per minuti in aree lisergiche.
Comunque, i King Hannah se la cavano ottimamente anche con i pezzi diretti e brevi, come Davey Says, scelta come singolo. Chiude molto bene John Prine on the Radio, una ballad acustica dalle atmosfere country nella quale la voce di Craig si unisce a quella di Hannnah.
Prossimamente in Italia
Bella prova del duo, quasi cinquanta musica di musica mai superflua, capacità compositive decisamente sopra la media fanno ormai della speranza King Hannah una realtà con la quale fare i conti. Sono notoriamente bravi dal vivo e torneranno per quattro date italiane a luglio.
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