Dal Giappone il trio Kuunatic con Wheels of Ömon.
Il trio giapponese tutto al femminile Kuunatic giunge al secondo lavoro, pubblicato per la Glitterbeat Records; del primo abbiamo scritto su queste pagine, anche questo ovviamente ambientato nella terra immaginaria di Kuurandia e dedicato stavolta al suo sole Ömon. “Il tema principale delle nostre storie è sempre un mix di mitologia, fantascienza ed eventi reali accaduti sulla Terra. Li mescoliamo per creare il nostro mondo fantastico”, ha affermato la tastierista Fumio Kikuchi. Quello delle Kuunatic è un universo misterioso e fantasmagorico, apocalittico e distopico; la bizzarra mitologia che le canzoni raccontano è l’occasione per il trio di inscenare un inedito e sorprendente viaggio sonoro di stampo psichedelico, dove far convivere elementi della tradizione musicale giapponese con la modernità. Un insieme di canti ieratici e ipnotici, di sonorità elettroniche e strumenti giapponesi, principalmente flauti e percussioni, di inquietanti cupezze e folk mistico, di garage e space rock.
Gli strumenti tradizionali
Il disco si apre con gli otto minuti Yew’s Path, che con il suono del flauto shō e di percussioni tradizionali giapponesi ci immerge in un’atmosfera sacrale e mistica, accentuata da sonorità sinuose e ipnotiche e dal canto in coro delle tre musiciste. Qualcosa di cupo e oscuro serpeggia nel brano, che evoca le atmosfere di un rituale esoterico; l’introduzione perfetta per immergerci nel mondo fantasy del pianeta Kuurandia. Del resto, il finale del brano ci rimanda ai francesi Magma, anche loro creatori di mondi immaginari. Un altro riferimento che si può fare, in particolare per lo stile tribale delle voci femminili, è quello con gli svedesi Goat, per esempio nel garage intriso di metal e caos di Disembodied Ternion. Le due band possono essere accostate anche nel concepire i loro spettacoli come veri e propri riti sciamanici e per il senso di apocalisse che percorre la loro musica.
Una fusione fra radici e contemporaneità
Mavya at the Lacus Yom ha un’atmosfera più raccolta: i synth evocano immagini di nebbie e acque lacustri, il solenne canto cerimoniale porta tranquillità, ma sotto avvertiamo serpeggiare ombre scure e inquiete. Il breve canto a cappella di Myth of Klüna contribuisce al clima mistico del disco, ma è con Yellow Serpent che la fusione fra tradizione e contemporaneo ci regala uno splendido esempio di psichedelia sperimentale, con in evidenza un’ipnotica linea di basso a sorreggere le sonorità orientali di tastiere e gong. Con Kuuminyo, canzone tradizionale del popolo Ainu, che vede la partecipazione della cantante Repko, qui voce solista accompagnata dalle stratificate voci delle Kuunatic, con un arrangiamento per percussioni e battiti di mano, entriamo più decisamente nell’ambito del folk nipponico. Anche nel brano successivo, Halu Shanta, sono le voci ripetitive le protagoniste di questa ipnotica cantilena. Chiude Syzyky and a Counter Truth, una sorta di tarantella futuristica, spiraliforme, avvolgente e vulcanica, che ci proietta sempre più nell’universo immaginario e psichedelico creato dalla fantasia delle tre musiciste.
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