Gli Slang Spirituals di Lady Blackbird-Marley Munroe
Dopo l’opera prima Black Acid Soul (2021) ecco che Slang Spirituals (BMG) è il secondo disco con titolo programmatico per l’artista che all’anagrafe risulta essere Marley Munroe. In verità anche il nome d’arte Lady Blackbird è programmatico e rappresenta un momento di svolta in una vicenda umana ricca di colpi di scena che vale la pena ripercorrere…
Da Marley Munroe a Lady Blackbird
Marley Munroe nasce nel 1985 a Farmington, nel Nuovo Messico. I genitori, cattolici praticanti, la incoraggiano a cantare pezzi gospel durante le funzioni religiose, così come l’inno statunitense prima di eventi sportivi locali. Ancora adolescente la troviamo prima a Nashville e poi a Los Angeles. È sempre la religione a plasmare la sua carriera, infatti la troviamo a collaborare con uno dei nomi forti del christian rap, Toby Mac. Seguono un contratto con la Epic che viene chiuso per divergenze artistiche e la collaborazione con Anastacia per il singolo Staring At The Sun.
Fin qui dunque una carriera che viaggia sempre accanto alla strada pricipale senza mai riuscire a imboccarla. La viabilità si fa più fluida a inizio anni ’20 grazie a tre eventi. Entra in scena come produttore Chris Seefried (collaborazioni con Lana Del Rey, Jospeh Arthur, Counting Crows, The Kooks…) e con lui viene realizzata la cover di Blackbird, intenso brano inciso nel 1966 da Nina Simone che parla di diritti civili ed emancipazione femminile. L’esito artistico è eccellente al punto da indurre Marley ad assumere il nom de plume Lady Blackbird con cui pubblica Black Acid Soul. Il disco propone cover e brani orginali muvendosi con efficacia in un ambito jazz che non disdegna il rhythm’n’blues. Finalmente anche gli esiti di vendita sono apprezzabili.
E c’è una cosa persino più importante da aggiungere: a poco a poco la nostra si è distaccata dalla religione organizzata per avvicinarsi invece a istanze e azioni lgbtqia+.
Le novità di Slang Spirituals
Se il titolo pare voler riandare agli ormai remoti esordi ‘devozionali’, l’ascolto parla di un suono corposo ormai dominato da rhythm’n’blues e soul e abilmente in bilico fra classicità e modernismo. È una scelta di campo che di sicuro ammicca a una maggiore vendibilità, ma che ricerca al tempo stesso un’espressività più immediata volta a rendere esplicita quell’idea di autorealizzazione a dispetto di persone e circostanze che pare essere il tema di tutto il lavoro: “Non ho bisogno dei tuoi soldi/ Non ho bisogno del tuo tempo/ Non ho bisogno della ta libertà/ Perché ho la mia”. Signifcativo in tal senso è il fatto che questa volta i titoli sono tutti tranne uno di composizione originale.
Le canzoni del disco
L’inizio è affidato al potente wall of sound contemporaneo di Let Not (Your Heart Be Troubled) e buona parte dei brani succssivi mantiene quest’idea di emotività debordante (Like A Woman, Reborn) che si banalizza, senza peraltro troppi danni, quando va a collocarsi dalle parti del pop, come nel caso di If I Told You So e Matter Of Time o anche nel lentone No One can Love (Like You Do). Il jazz e le atmosfere più riemergono solo qua e là (Man On The Boat. Someday We Will Be Free) così come vanno un po’ persi i riferimenti vocali a Nina Simone. Nonostante il timbro resti elegantemente roco (e comunque personale), viene da pensare soprattutto a Tina Turner, Roberta Flack e persino alla bondiana Shirley Bassey.
Dunque un lavoro robusto, positivo, in marcia verso il futuro. Eppure un fascino tutto particolare lo hanno proprio i momenti 2più sottotraccia e più dilatati come durata. La cover della poco nota When The Game Is Played On You, incisa nel 1974 da Bettye Swann, si snoda per sette minuti introversi e a tratti quasi psichedelici, mentre la conclusiva Whatever His Name (qui i minuti sono otto) è sensuale, avvolgente e percorsa da curiosi synth che si addentra in una coda sperimentale quasi sinistra (con rasserenamento in extremis).
Chissà che strade prenderà ora Lady Blackbird. Considerando come si sono evolute fin qui la sua vita e la sua carriera, i colpi di scena – così come i colpi di colore ai capelli – potrebbero non mancare.
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