Suonano un po’ strani (come sempre) gli Showtunes dei Lambchop.

Una band come i Lambchop merita una dovuta introduzione: guidati da Kurt Wagner sono in azione dal 1994, per un listino di una quindicina di album. Provenendo da Nashville, sono sempre stati inseriti nell’ indefinito casellario dell’alt-country. Tuttavia la musica dei Lambchop rifugge da queste classificazioni da sempre e negli ultimi cinque anni della loro produzione questo solco si è ampliato a dismisura.
I dischi recenti dei Lambchop
Con la pubblicazione di Flotus (2016), progetto di coraggio e incoscienza, l’uso massiccio di elettroniche come l’autotune aveva rimescolato le carte in tavola. Compiuto il salto di specie, Kurt Wagner (ormai uomo solo al comando della flotta Lambchop) ha continuato sulla nuova strada, anche se il successivo This (Is What I Wanted To Tell You) riportava una più tranquillizzante immagine sonora, forse grazie alla collaborazione con il produttore Matthew McCaughan (Bon Iver, Hiss Golden Messenger). Tra This… e il nuovo disco è uscito TRIP, breve raccolta di cover non consuete che comprendeva anche Golden Lady di Stevie Wonder e Reservations dei Wilco.
Suoni e canzoni di Showtunes
In questa continua ricerca di originalità si inserisce anche Showtunes, disco piuttosto rilassato e uniforme. Le canzoni sono state create con un procedimento di stratificazione, ovvero prima composte alla chitarra poi riversate con tecnologia Midi e da lì portate a compimento (se non è chiaro per chi legge, tranquilli, anche per me è algebra). Per finire, ma lasciando un po’ di sorpresa, alcune parole sui brani più intensi di Showtunes: The Last Benedict, che chiude benissimo l’album, è un brano dove alla voce di Wagner viene messa in contrappunto quella di una cantante lirica, un po’ come succedeva in Casta Diva di Franco Battiato (per ricordarlo ancora). In Fuku, invece, ottoni e atmosfere drammatiche circondano un cantato dilatato e vagamente funereo. Altrettanto cupo è l’inizio del disco, che apre con un organetto waitsiano per un brano quasi parlato, denso, arricchito anch’esso da fiati cameristici. Per chi non conosce gli ultimi Lambchop, un buon punto di partenza, per gli altri, una conferma.
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