Una nuova direzione per Little Barrie con Malcolm Catto: Quatermass Seven.
Il power trio Little Barrie subito dopo la pubblicazione nel 2017 dell’album Death Express ha subito la tragica scomparsa del batterista Virgil Howe. Dopo un periodo di scoramento e di dubbi sul prosieguo della carriera il chitarrista Barrie Cadogan e il bassista Lewis Wharton decidono di proseguire e ingaggiare Malcolm Catto, batterista degli Heliocentrics, e dopo alcune session nello studio casalingo di Catto hanno deciso che la cosa funzionava e hanno approntato le sette canzoni contenute in Quatermass Seven.
Le registrazioni sono avvenute con apparecchiature analogiche vintage, il che dà al disco un piacevolissimo suono retro che ne esalta l’artigianalità. Forza di un suono preso in diretta e con pochissime sovraincisioni. A produrre il tutto lo stesso Michael Catto, a sottolineare come preciso intento del trio non fosse quello di ricalcare le orme di quanto realizzato con Virgil Howe, ma di esplorare nuove direzioni che la presenza del batterista degli Heliocentrics poteva offrire.
Quatermass Seven
Il disco si apre con Rest in Blue, un blues acido e oscuro, con una sezione ritmica che sparge palpitazioni inquiete e sordide, mentre la chitarra affila assoli sporchi e ondeggianti con la voce sbilenca e indolentemente ipnotica. La seconda traccia You’re Only You si sposta su una psichedelia di marca californiana, con le distorsioni fluorescenti della chitarra e il drumming esplosivo di Catto che fanno intravedere lampi di luce nella malinconia che impregna la canzone.
Atmosfere psichedeliche che ritroviamo in Reapeater #2 su un ritmo funky molto rallentato e stonato. In T.R.A.B.S. ritroviamo il Catto funambolico e rutilante degli Heliocentrics mentre il basso insegue con giri convulsi la deriva della chitarra verso il rumorismo finale. Pura psichedelia oscura e a tratti anche tenebrosa negli otto splendidi minuti di After After, sorretta da un pregevole e ipnotico giro di basso, mentre la chitarra disegna suoni stranianti e inesplorati, un brano in cui si sente l’influenza kraut, in cui sonorità futuristiche convivono con elementi jazz e blues. Chiude Reapeater #1 in cui si apprezza il meraviglioso stile di Cubogan , la sua chitarra ora acida ora malinconica dà il tono complessivo al brano e un po’ all’intero disco.
Il contributo di Malcolm Catto ai Little Barrie
Quatermass Seven, il titolo fa riferimento al nome dello studio di Catto dove è stato registrato e al numero delle tracce contenuto, ha il suo punto di forza sia nella grande abilità ed espressività dei tre musicisti coinvolti, che traggono il meglio dai loro strumenti, sia nella proposta di una psichedelia molto personale che non si ammanta dei vivaci colori floreali dei sixties, ma invece vira verso toni più corrosivi e scuri. Una psichedelia che si vena della malinconia e della forza evocativa del blues, quanto della vivace e fantasiosa tecnica percussiva di Michael Catto, che ha anche portato nella musica del trio Little Barrie l’influenza jazz che affiora in brani come After After. Come produttore Catto ha probabilmente il merito di aver mantenuto quel suono ruvido, rugginoso che è un po’ la caratteristica della chitarra di Cubogan.
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