È il Lu’s Jukebox Vol. 7: Lucinda Williams Sings The Beatles From Abbey Road.
Quando uscì l’album Lu’s Jukebox Vol. 6: You Are Cordially Invited? A Tribute To The Rolling Stones, pensai certo, Lucinda è sempre stata su quel versante. E poi quelle foto con Keith Richards, quasi a segnare una comunione di intenti. Certo, mi dissi, lo sapevo già. Nella meravigliosa raccolta del Lu’s Jukebox, insieme a Bob Dylan, Tom Petty, al Southern soul di Memphis, ai classici del country non potevano mancare certo gli Stones.
Ma all’improvviso viene annunciato un nuovo ritaglio di quel bellissimo puzzle: Lucinda Williams Sings the Beatles from Abbey Road. E di nuovo mi sembra di vedere girare in aria quel pound lanciato, mi sembra di vedere il lato grezzo e consumato e quello più levigato, ma anch’esso a tratti segnato della Londra dei Sixties. Con lo sguardo in attesa di vedere su che faccia cadrà.
Attraverso i dischi di covers, la personalità artistica di Lucinda Williams rimane la stessa.
Lucinda non perde mai i suoi tratti, quelli che la caratterizzano da decenni. A partire dalla scelta dei brani da mettere in scaletta. Sono quasi tutti titoli inaspettati, o meglio c’è qualche brano notissimo, ma poi c’è Rain che i Beatles pubblicarono come lato B di Paperback Writer e c’è Don’t Let me Down, in apertura dell’intera raccolta. Quasi più rock di quella dei Beatles. Oppure I’m Looking Through You, che Lucinda trasforma in una folk ballad, accentuando gli arpeggi. Quasi che la band ad accompagnarla fosse costituita da membri dei Byrds.
Lucinda Williams Sings The Beatles From Abbey Road: anche i più noti
Ed è interessante notare come i brani più conosciuti restino quasi tutti molto vicini alla versione originale. Succede a Can’t Buy Me Love e Let It Be, mentre The Long And Winding Road, con l’inserimento della slide guitar, ci porta in terreni ben noti a Lucinda, quelli del blues del sud, malinconico e struggente. E poi stupisce ancora, quando cala While My Guitar Gently Weeps e Something, entrambi usciti dalla magia di George Harrison e che riescono a non far rimpiangere nulla dell’originale. E che Lucinda porta a nuova vita con la sua inconfondibile cadenza strascicata, e che si riflette nell’andamento di tutto il brano. I’Ve Got A Feeling diventa quasi uno swing, mentre Yer Blues rompe gli argini. La band avanza in un groove pazzesco. Pieni e vuoti. E vengono alla mente John Lennon, Mick Jagger, Keith Richards (al basso), Eric Clapton e Mitch Mitchell nella versione live del 1968 del Rock and Roll Circus degli Stones. Ancora quei meravigliosi Sixties.
Forse anche Lucinda, a suo modo, ci sta strizzando l’occhio. Magari anche lei si rigira tra le mani quel pound. Poi lo lancia. Ma quel pound, come per incanto, pare sempre cadere di taglio e tenersi così, in equilibro sulle sue due facce. Voi che dite?
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