Mabe Fratti, Sentir Que No Sabes: scusate il ritardo.
Negli ultimi anni il Sudamerica ci ha regalato sorprese inaspettate per quanto riguarda il pop d’avanguardia, pensiamo a Ela Minus o a Lido Pimienta, per citare due episodi particolarmente azzeccati. Quest’anno è la volta di Mabe Fratti.
La violoncellista e cantante guatemalteca, di stanza a Città Del Messico e protagonista del vivace sottobosco musicale della capitale, propone un album destinato a uscire da un circuito di nicchia. La versatilità di Mabe Fratti si presta a collocare l’artista in situazioni diverse e Sentir Que No Sabes (Unheard Of Hope) è la dimostrazione lampante delle molteplici possibilità. Pur continuando a esplorare ambiti poco conosciuti, con una combinazione di dissonanze, sperimentazioni e melodie più abboccate, Mabe Fratti riesce a costruire un prodotto decisamente originale e meritevole spaziando tra diversi generi. Le scelte strumentali e le orchestrazioni si dispiegano come complementi precisi alle sue incursioni vocali e liriche in un piacevole mix di classico contemporaneo, new wave e pop sui generis. Sentir Que No Sabes ha conquistato all’unanimità anche la critica più esigente; i paragoni con Björk e, soprattutto, con Arthur Russell ne sono la dimostrazione.
Le nuove canzoni
Tredici nuove tracce per un totale di quarantun minuti. Un lavoro che si presenta affascinante dal primo ascolto. Apre Kravitz, un brano potente con un riff garage e riverberante che disorienta e lascia intuire le intenzioni dell’autrice. Sentir Que No Sabes è a tratti spiazzante e in altri più rassicurante. Una vena d’inquietudine pervade l’intero lavoro che in qualche modo incuriosisce anche l’ascoltatore più distratto. In una piacevole discontinuità ecco servito un menù decisamente multiforme.
Enfrente, forse il momento migliore, è quasi radiofonica, Pantalla Azul o Describemos Un Sospiro sono i momenti più pop. Un aspetto minimalista, a tratti new age, lo ritroviamo in Quieras O No e Alarmas Olvidadas. Ottimi gli intermezzi solo strumentali di Elastica II, Elastica I e Kitana. Mabe Fratti riesce in un’impresa non facile, quella di unire austerità, eccessi, discordanze e audacia in un album da ascoltare più volte e inserire tra i migliori dell’anno.
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