Marc Almond e le cover prima di I’m Not Anyone.
Se c’è uno che ad una cover version deve assai, quello è Marc Almond. Fu infatti con la Tainted Love di Gloria Jones (vedova Bolan…) che con Dave Ball, sotto l’egida Soft Cell, il cantore assurse a internazional fama; poi altre molteplici disseminate sia con i Soft sia con i sottovalutati Mambas sia con i misconosciuti garage Loveless. E, da solista, oltre ad un altro superhit con Gene Pitney, almeno per due album su Brel ed una certa rude France, tre album in inglese e un paio in russo… Insomma una pletora di interpretazioni spesso convincenti e molto devote, alcune ispirate, altre meno.
La vena ritrovata con i Soft Cell
Comunque I’m Not Anyone, nuovo lavoro solista di Marc Almond, dopo i fasti ritrovati con i Soft Cell di Happiness Not Included (e consigliatissimo il compendio Happiness Now Completed… anche qui due cover, Giorgio Moroder e X Ray Spex!), mette in fila 11 cover che iniziano dai Blue Cheer per terminare con Neil Diamond, in mezzo King Crimson, Mahalia Jackson, i Marmalade (già gloriosamente coverizzati da Kevin Rowland nello sfortunato My Beauty), e ancora Paul Anka, Colin Blunstone, Julie London, Bob Lind, Johnny Rivers e Steely Dan. Insomma un cast d’antan, a tratti variegato, ma che trova nell’intera operina una costante omogeneità nella resa.
Nel Marc Almond di I’m Not Anyone si sente, forse inevitabilmente, l’età
Riaffiora Ian Anderson, nella cover dei rivali (se mai lo furono) King Crimson di I Talk To The Wind, dopo l’episodio The Lord Of Misrule del penultimo solista di Almond. Si riaffacciano echi Northern Soul e Martini agitati e non shakerati, si rintracciano malinconie del bel tempo che fu e che denotano come il passar degli anni ed un looking back without anger significhino per Marc, un tempo poliedrico e gargantuesco divorator di generi, la persistenza della memoria, ulteriori cartoline canor/sonore della sua giovinezza, alcune delle quali mai ci aspettammo e invece…
Il sottoscritto, fervente admirer e qualcosa di più (yes, ho pure il cofano monstre Trial Of Eyeliner), rimpiange una vena che ormai non tornerà più, iconoclasta e pervy, che ha lasciato il posto ad episodi solisti (probabilmente anche l’ultimo sodale Chris Bride contribuisce a ciò) che si gradiscono ma non rapiscono, nonché ad alcune asprezze ritrovate nel succitato celebre duo. Ma sono lontani i tempi di marinai, marchettari e incursioni nella tv psichica; ci si pasca del suo candore di cantore sempre una spanna sopra tanti attuali supposti tali in attesa del nuovo, si spera caustico, lavoro con Ball.
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