Recensione: Marilyn Manson – We Are ChaosLoma Vista – 2020

Undicesimo disco per Marilyn Manson: We Are Chaos.

Marilyn Manson ha attraversato anni non felici ultimamente, costretto da un brutto incidente on stage a una mobilità ridotta. Nel 2019 è entrato in studio con il musicista e produttore alt-country Shooter Jennings, conosciuto nel 2013 in occasione della collaborazione per la colonna sonora di Sons of Anarchy che aveva dato vita a una canzone: Jesus, My Sweet Brother. Pronto per la pubblicazione già nei mesi scorsi, We Are Chaos come tanti altri dischi è stato “messo in lockdown” e vede la luce soltanto adesso.

Recensione: Marilyn Manson – We Are Chaos
Loma Vista – 2020

Anche se il personaggio Marilyn Manson non è più come un tempo al centro di dibattito e attenzione, la sua carriera si è sdipanata costantemente su buoni livelli, come anche le ultime due prove, The Pale Emperor e Heaven Upside Down, hanno dimostrato, mescolando sempre piccole variazioni su un canone di scrittura ormai consueto.

Prevalgono le ballate

Con questo We Are Chaos, Marilyn Manson compie un passo più ardito. Le cronache dicono che avrebbe citato Elton John e Bernie Taupin come modello per la composizione; lui e Jennings avrebbero infatti ideato al piano molti dei demos delle canzoni. I fans tuttavia non devono temere: We Are Chaos resta a tutti gli effetti un disco di Marilyn Manson, però le novità ci sono. Soltanto l’iniziale Red Black and Blue richiama il genere industrial-hard rock che l’ha reso celebre, poiché dalla canzone successiva, la title track, il disco propone una serie di ballate, certo sostenute, ma che fra le influenze del musicista americano mettono in evidenza soprattutto il glam.

 

Spesso i risultati sono ottimi: Don’t Chase the Dead è memorabile, Half-Way & One Step Forward accompagnata dal piano centra l’obiettivo, Solve Coagula con i suoi cambi di ritmo può ricordare il Marilyn Manson di un tempo, ma con una certa ricercatezza in più. Comunque  in generale il disco non ha veri punti deboli.

Temi vecchi e nuovi per Marilyn Manson in We Are Chaos

I testi semplici ritornano su alcuni temi tipici di Manson, marginalità in testa. Così We Are Chaos non parla di un’anarchia sociale, ma di una condizione interiore: We are sick, fucked up and complicated / We are chaos, we can’t be cured. Solve Coagula ricorre a temi magico-alchemici pure cari al nostro che canta: I’m not special, I’m just broken / And I don’t wanna be fixed, contro le trasformazioni/omologazioni imposte all’individuo: No one else I wanna be like / So I stayed the same / Like nobody else. La canzone Infinite Darkness, nome del dipinto realizzato da Manson per la copertina, riporta a toni horror di un tempo (My muck and mud is thicker than the quickest of my demons) ma Paint You with my Love è delicata come il titolo suggerisce. Insomma in un panorama rock non troppo vivace almeno per quanti non amano particolarmente il post-punk oggi tornato di moda, Marilyn Manson continua a offrire una bella alternativa. All’undicesimo album direi che non è poco.

Marilyn Manson – We Are Chaos
7,6 Voto Redattore
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

Un pensiero su “Recensione: Marilyn Manson – We Are Chaos”
  1. Avevo lasciato Manson a the Golden age of grotesque, ultimo album per me ancora degno di nota. Ho riscoperto, in We are chaos, un’artista completamente nuovo. Non pensavo riuscesse, dopo tanti anni, a farmi innamorare nuovamente della sua musica e della sua voce, nonostante sia passato tempo da “Dogma” e “Wrapped in plastic”, brani che ascolto tutt’ora.
    Grazie per la recensione, rispetta appieno il mio pensiero.

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