Martin Gore: l’elettronica dà spettacolo.

Un nuovo lavoro per il fondatore della band di musica elettronica più famosa del mondo non può passare inosservato. Martin Gore torna, dopo cinque anni, con un E.P. in cui, grazie a un progetto innovativo, riassume egregiamente quarant’anni di carriera. Musica elettronica, synth tuttofare e un concetto ben preciso per un piccolo capolavoro di un genere che è ormai entrato nella storia della musica e che vanta un importante numero di estimatori. The Third Chimpanzee è un concept album liberamente ispirato al saggio di Jared Diamond “Il terzo Scimpanzè, ascesa e caduta del primate Homo Sapiens”. Il testo in questione esamina l’evoluzione dell’essere umano dallo stadio di mammifero di grossa taglia a dominatore assoluto del pianeta e le conseguenze nefaste di tale vittoria. Il tutto viene magistralmente messo in musica da Gore: il risultato è semplicemente sorprendente.
Le cinque scimmie
Le cinque nuove tracce sono un tripudio di sonorità brutali, tecnologiche, tribali, futuristiche e ancestrali. Tanta roba quindi per un disco in cui solo la musica riesce a restituire un orizzonte complesso ma accessibile. Come in un’opera di musica classica contemporanea Martin Gore si destreggia magistralmente in una giungla sintetica in cui l’uomo o la scimmia fanno il punto sullo stato dell’arte della sorte umana grazie al miglior sussidiario di musica elettronica possibile. Howler, Mandrill, Capuchin, Vervet e una ripresa di Howler sono i protagonisti di The Third Chimpanzee. Le 4/5 scimmie in questione, che danno il titolo ad ogni brano, ostentano un Martin Gore in piena forma. In alcuni momenti gli ingombranti Depeche Mode si sentono con piacere: Mandrill e Vervet sono forse i brani più abboccati dell’intero lavoro. L’altra metà del “Terzo Scimpanzè” è più ostico, se vogliamo più affascinante, e ci porta per mano in un mondo distopico e intrigante. Il risultato finale è un eccellente lavoro innovativo perfetto anche nella durata e nella chiusura che riprende la melodia iniziale.
Martin Gore – The Third Chimpanzee: un disco da guardare
In un periodo assurdo come quello che stiamo vivendo, niente cinema, mostre o concerti, il futuro immaginato da Martin Gore non sembra così inverosimile, The Third Chimpanzee casca proprio a fagiolo. Un disco da ascoltare, ma soprattutto da guardare. Sediamoci davanti a uno schermo decente e guardiamo il video di Howler poi passiamo a Mandrill e aspettiamo di vedere il seguito. L’effetto è quello di una video installazione degna di una mostra d’arte contemporanea e anche qui Gore arriva al momento giusto e tristemente al passo coi tempi. Per finire il dovuto omaggio all’artista che si è occupato della copertina: congratulazioni a Pockets Warhol, un cebo cappuccino residente in uno zoo canadese col talento per le arti grafiche.
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