Meg Baird - Furling

Tra folk e canzone d’autore Meg Baird ritorna al disco solista con Furling

Meg Baird, oltre alla sporadica produzione solista, fa parte degli Espers (il gruppo psych-folk attualmente in pausa ma titolare di tre bei dischi) e degli Heron Oblivion (progetto più nebuloso dove  agisce principalmente come  batterista). Nelle ultime apparizioni discografiche la Baird si è fatta notare con un carnet di collaborazioni eccellenti:  corista d’eccezione nell’ultimo lavoro di  Joan Shelley, The Spur, quindi  assieme  a Bill Callahan e Bonnie Prince Billy in un brano di Blind Date Party.  Inoltre ha firmato da co-titolare, con l’arpista Mary Lattimore, l’interessante, ma non facile  Ghost Forests (2018). Il suo ultimo disco da sola risale al 2015 con  Don’t Weigh Down The Light. Lì Meg toglieva un pochino del magico new folk dalle canzoni, per trasferirvi una dimensione più classicamente cantautoriale.

Il talento di Meg Baird emerge anche senza gli Espers

Anche in Furling (Drag City)  ripropone, a grandi linee, la stessa formula. Tuttavia ci sono alcune differenze, come nell’uso più marcato delle corde  e l’innesto di qualche tocco blandamente  jazzato,  come nell’iniziale Ashes, Ashes o in Wreathing Days, dove i tasti d’avorio si riprendono la scena in una memorabile ballad, chiudendo il disco in un curioso anticlimax. Furling  è interamente suonato dalla Baird assieme al fidato Charlie Saufley ed è, tranne qualche novità, assolutamente affine al percorso artistico della vocalist di San Francisco. L’inconfondibile voce flautata tesse melodie aeree e delicate, in un percorso che tocca ispirazioni diverse, dal puro folk degli anni d’oro ai grandi nomi del folk-rock al femminile (Denny, Mitchell) e alla psichedelia di ritorno come nel singolo  Will You Follow Me Home? Si tratta di ottimo disco, mentre sale l’ attesa per un  sempre più improbabile  ritorno con gli Espers. Il gruppo è fermo dal 2009, con Greg Weeks e Brooke Sietinson mezzi spariti dai radar. In ogni caso Furling riempie benissimo il vuoto e promette ulteriori sviluppi anche al di fuori della band.

Recensione: Meg Baird - Furling
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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