La storia del rock turco attraverso i Moğollar e Anatolian Sun.
Il nome Moğollar è sinonimo di rock turco- ; la loro lunga storia – iniziata nel lontano 1967 e che, sia pur con delle pause, dura tuttora è una delle più avvincenti nel panorama musicale del paese anatolico e si intreccia con altri grandi nomi della scena, come quelli di Barış Manço, Cem Karaca, Selda Bağcan, Ersen. Questo per citare solo alcuni dei musicisti che in varie occasioni hanno suonato e soprattutto cantato con i Moğollar. Il doppio vinile Anatolian Sun, pubblicato dall’etichetta britannica/olandese Night Dreamer,è un’eccellente occasione per avvicinarsi alla loro produzione. Anadolu Sun potrebbe infatti essere considerato una sorta di best of, visto che comprende alcune fra le più famose e belle canzoni della loro produzione.
Certo, in oltre cinquant’anni di vita molti sono stati i cambi di formazione, dei due fondatori è rimasto il solo Cahit Berkay, mentre Engin Yörükoğlu è morto di cancro nel 2010. Accanto a lui il bassista Taner Öngür che entrò nella band nel 1970. Completano l’organico il chitarrista Emrah Karaca, figlio di Cem, Serhat Ersöz alle tastiere, Kemal Küçükbakkal alla batteria. Senza troppo addentrarci nella travagliata storia dei Moğollar, basti sapere che dalla metà dei ‘70 per le vicende politiche travagliate del loro paese hanno conosciuto ben diciassette anni di inattività e di esilio. Ciò spiega come mai la loro produzione non sia estesissima, questo è infatti solo il loro nono album in studio.
Una band eclettica
I Moğollar sono stati i primi a utilizzare nella loro musica accanto agli strumenti elettrici tipici del rock quelli della tradizione turca, dando vita a un suono originale che poi caratterizzerà la psichedelia turca. La miscela creata fra folk, rock e psichedelia è la formula vincente dei Mongoli, questo è il significato del loro nome, che non a caso fa riferimento alle lontane origini centro asiatiche dell’etnia turca. Ma, come è caratteristica di molti artisti turchi da Ersen a Manço, anche i Moğollar hanno un approccio eclettico e versatile alla musica, per cui accanto a brani di ispirazione psichedelica se ne affiancano altri folk rock o, ancora, intrisi di romanticismo e sensualità. Se aggiungiamo che la band non ha mai mancato nei suoi testi di fare riferimento alla situazione politica del paese comprendiamo bene come sia entrata nella leggenda e nel cuore di molti, stima confermata dai loro strepitosi e trascinanti concerti (a questo proposito consiglio il live Ankara 2 – 2 – 1973 con Cem Karaca).
Moğollar – Anatolian Su: un disco in presa diretta
Le sedici tracce del disco, la maggior parte strumentali, sono state registrate in soli due giorni, in presa diretta e in analogico negli studi Artone di Haarlem, sotto la produzione di Murat Ertel, che con i suoi BaBa ZuLa ha già utilizzato gli stessi studi per Hayvan Gibi, uscito sempre per la Night Dreamer un anno fa. Ne è venuto fuori un disco che non solo cattura l’energia e l’immediatezza di un live, ma rimette a nuovo il repertorio dei Moğollar. Non a caso i fan hanno accolto con grande favore ed entusiasmo più che giustificato un disco che giunge a undici anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio.
Il consiglio è quindi quello di goderselo come fossimo davanti a un palco ad assistere a un loro concerto, per meglio cogliere lo spirito e il senso dell’operazione che in qualche modo supplisce all’impossibilità attuale di organizzare concerti con il pubblico.
Anatolian Sun, una sintesi del meglio dei Moğollar
La tracklist scelta permette di farsi un’idea dei vari aspetti del lavoro della band anatolica. Selyi Boylum Al Yazmalim, 7-8-9-8 o Gam Yükü sono ballate acustiche ispirate al folk anatolico, ma rese attuali dal ritmo incalzante della sezione ritmica. Le loro atmosfere per noi esotiche fanno sognare orienti seducenti e misteriosi e ci mostrano lo straordinario virtuosismo di Cahit Berkay al saz e di Emre Karaca alla chitarra acustica. Haliç’te Güneşin Batış, uno dei loro capolavori, ci trascina in un groove irresistibile sul quale arabescano le svisate prog delle tastiere di Serhat Ersöz. Sulla stessa linea fiammeggiante le travolgenti e festose Dinleyiverin Gari e Düm Tek. Spazio anche a brani come Gel Gel cantata col pathos tipico del pop turco o Çığrık dal ritmo funk. Con Keşişleme o Toprak Ana prevale la dimensione psichedelica nella spericolata jam fra saz e chitarra, così come nella bellissima Alageyik Destanı dai toni cupi e affascinanti che chiude il disco.
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