World Peace Is None Of Your Business è un disco divertentissimo per quanto è misantropo, misogino, ipocondriaco, egoriferito e così via. Alla fine questa è la cifra stilistico-umana (in via di costante inacidimento) di Morrissey e indiscutibilmente paga, viste le vendite di Autobiography, visto il dibattito che i suoi dischi sempre scatenano (e su cui il nostro calca la mano di proposito) e visto che in patria il suo nome e quello degli Smiths sono ormai referenti culturali consolidati. Per una volta vale allora la pena esaminare una per una le canzoni in scaletta, aggiungendo che l’album nel suo insieme è di buon livello anche se meno intenso del precedente Years Of Refusal:
World Peace Is None Of Your Business
La pace nel mondo non è affar vostro e nemmeno di Morrissey, data la biliosità zitellesca dei suoi versi. Quando poi parla di Brasile, Ucraina, Egitto e Bahrein e dei popoli sofferenti, la convinzione è la stessa di un calciatore intervistato prima di una partita di beneficenza. Da notare anche il verso “Ogni volta che voti aiuti il sistema”. Eppure un anno e mezzo fa il nostro dichiarava di aver pensato di sostenere l’Ukip, il partito antieuropeista – e dai connotati omofobici – di Nigel Farage. Il suono è massiccio e la chitarra di Boz Boorer sembra dire: “Johnny Marr chi?”
Neal Cassady Drops Dead
Brano potente che vede entrare in scena la chitarra spagnola di Gustavo Manzur, grande protagonista strumentale del lavoro. Le citazioni della beat generation sono associate a una gaytudine che nei testi di Morrissey (così come nell’autobiografia) compare di rado.
I’m Not A Man
Ovvero: se fai il macho ti viene il tumore alla prostata. Detto da uno che ogni quattro mesi cancella tournée per motivi di salute suona buffo.
Istanbul
Il solo brano che offra un testo compassionevole. Un efficace melò etnico-mortuario con chitarre taglienti e archi mediorientali che insieme non dovrebbero funzionare e invece funzionano.
Earth Is The Loneliest Planet
Flamenco con accordeon da film anni ’50. Tono retorico e sopra le righe, ma anche depresso. Insomma, il vero Moz.
Staircase At The University
I fiati pimpanti non si addicono alla storia di una studentessa che si butta dalla tromba delle scale. Le donne secondo Morrissey o si suicidano o vengono menate.
The Bullfigher Dies
I nomi delle città spagnole sono vittima di rime e allitterazioni da turista inglese ubriaco di sangria. La gioia per la morte del torero e la sopravvivenza del toro ci offrono un altro classico: il Morrissey animalista-misantropo.
Kiss Me A Lot
Singolone trascinante con trombe e nulla più di quel che dice il titolo. Bene così.
Smiler With Knife
L’amore torna immediatamente mortifero e un po’ sadomaso. Ineccepibile il fraseggio vocale accompagnato quasi solo dalla chitarra acustica.
Kick The Bride Down The Aisle
Il casus belli del disco, un tripudio di epos misogino e manesco all’insegna del “lei vuole solo uno schiavo”. Vedi Staircase At The University per quanto concerne Morrissey e le donne. Guarda caso è il pezzo melodicamente più intenso.
Mountjoy
Gli unici machos plausibili e poetici sono i carcerati (“Piango solo quando vedo il cielo”). Si tratta di un altro topos morrisseyano dai tempi di Strangeways Here We Come. Per non far mancare nulla compaiono anche le radici irlandesi sotto forma di citazione di Brendan Behan.
Oboe Concerto
Gran finale con un altro tema classico: “Tutti i migliori sono morti”. La batteria che simula lo scoppiettio dei fuochi d’artificio sembra voler dire che comunque vale la pena di vivere. Basta avere sempre qualcuno con cui prendersela.
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