Moses Sumney completa il progetto græ con la Part 2.
Rileggendo alcune interviste a Moses Sumney uscite a febbraio in occasione della pubblicazione dei primi dodici brani di græ (ne avevamo parlato qui), sembra molto probabile che il progetto fosse compiuto fin dall’inizio. Solo motivi di opportunità (a pensar male: ottenere il doppio delle recensioni) abbiano spinto a un rilascio in due momenti separati. In effetti siamo di fronte a una sorta di prolungamento più che a un secondo album vero e proprio. Otto titoli per nemmeno ventotto minuti di musica, tanto che il cd e il doppio ellepi (un disco nero e grigio, l’altro bianco e grigio) contengono comprensibilmente tutto il progetto.
Sospeso fra due mondi
Forse in questo modo l’artista ha voluto ribadire che la genesi del progetto è duale. Culturalmente sospeso tra Ghana e Stati Uniti, la sua vuole essere un’esplorazione del Grigio, inteso come spazio ideale tra il bianco e il nero. Ma nel frattempo il mondo è cambiato e questo nessuno poteva aspettarselo, nemmeno Sumney. Incredibilmente il tono più riflessivo e meditativo dei brani di questa seconda parte si adatta perfettamente a una situazione in cui a tutti piacerebbe confrontarsi con le certezze del Bianco e del Nero. E che invece quotidianamente ci costringe a scrutare nel Grigio del nostro presente.
I momenti migliori di Moses Sumney – græ: Part 2
Scomparsi quasi del tutto gli intermezzi della prima parte (qui c’è solo And So I Come To Isolation sotto il minuto), lo straordinario falsetto di Sumney ci chiede di tenerci ancora in vita (Keep Me Alive) mentre nel crescendo maestoso di Me in 20 Years l’interrogativo sul futuro resta senza risposta.
Opera da assorbire lentamente, scrupolosamente, magari in cuffia, per scoprire le minime variazioni, i soffi, i silenzi, gli arpeggi di un grigio dalle mille straordinarie sfumature.
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