Phil Elverum/Mount Eerie racconta la morte “reale”.

“Death is real”. Con queste parole si apre A Crow Looked At Me. E la morte reale è il tema di questo disco forse inascoltabile. E non per questioni estetiche, visto che qui le categorie di bello e brutto entrano poco. Ma su questo ci sarebbe qualcosa da aggiungere e lo si farà fra poco.
Phil Elverum, in arte Mount Eerie (e in precedenza The Microphones), è un eroe dell’indie rock americano. Nel corso di una carriera iniziata a meta anni ’90 ha inciso cose fra il cantautoriale e lo sperimentale con una sommessa malinconia a fare da tratto unificante.
A Crow Looked At Me come autoterapia?
A Crow Looked At Me è diversi passi oltre la malinconia. L’album racconta emozioni, sensazioni, ricordi, situazioni legati alla morte, nel luglio 2016, della moglie di Elverum, la musicista canadese Geneviève Gosselin. A rendere il progetto ancor più straziante contribuisce un fatto: alcune canzoni sono state registrate nella stanza dove Geneviève è morta: “I watched you die in this room”. Voce, chitarra, piano, un accenno di percussioni. Non c’è altro in questa sequenza di meditazioni cantate a cui si potrebbe dare l’abusato nome di autoterapia. Come era stato per due album affini nell’ispirazione dolorosa quali Carrie & Lowell di Sufjan Stevens e Ruminations di Conor Oberst.
L’imbarazzo dell’ascoltatore
Inevitabile dunque che ci si trovi in imbarazzo di fronte, ad esempio, alla quotidianità della vita che affronta la morte e l’idea della morte: “Today our daughter asked me if mama swims. I told her yes she does. That’s probably all she does”. E se si diceva prima che qui bello e brutto entrano poco, è tuttavia giusto concludere che questo disco è bello perché Elverum/Mount Eerie è uno che comunque riesce a essere accogliente nei confronti dell’ascoltatore. Ascoltatore che finisce per sentirsi non solo spettatore ma, diciamo, amico lontano. E che non può non commuoversi di fronte a questa disperata eppure magnifica istantanea notturna: “ When I take out the garbage at night. And then have to go back in and live on”. E se qualcuno ha provato esperienze simili alla fine del disco si sentirà confortato.
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