Kitchen Sink: il ritorno viscerale e appassionato di Nadine Shah.

Nadine Shah giunge alla completa maturazione artistica grazie al quarto album in studio che la colloca nell’olimpo delle primedonne del rock alternativo (definizione un po’ stretta ma di comodo). Inglese, di origini norvegesi-pachistane, classe 1986, Nadine Shah si era già fatta notare con i lavori precedenti guadagnandosi i meritati apprezzamenti soprattutto dalla critica. Holyday Destination, uscito nel 2017, vince l’AIM Award: Indipendent Album Of The Year. Difficile collocare un’artista così sfaccettata all’interno di un genere preciso. Il lavoro della Shah consiste piuttosto nel decostruire generi quali il blues o il jazz che, nelle sue mani, assumono tinte diverse, bizzarre e intriganti e approdano a un mix sghembo che strizza l’occhio al punk, al funky con qualche spruzzata di pop di lusso che non guasta.
Kitchen Sink: la donna secondo Nadine Shah
Nadine Shah oggi è una donna di trentaquattro anni che affronta le pressioni del contesto culturale in cui vive. La nostra non ci sta e nelle sue canzoni esprime, con malcelata rabbia, una linea politica chiara raccontando storie che fanno riflettere. Come ha fatto in passato Nadine non ha problemi ad affrontare tematiche quali il disagio psichico o il sessismo o ancora il ruolo della donna vista esclusivamente come madre, emblematico a tal proposito il primo singolo del nuovo album il cui titolo non ha bisogno di commenti: Ladies For Babies (Goats For Love).
Le nuove canzoni
Proseguendo in parte la strada intrapresa alle origini, quest’anno Nadine Shah fa tesoro del proprio passato e propone un disco crudo, emotivo e sensuale che non lascia dubbi sulle consolidate capacità. Undici nuovi brani in cui si spazia tra i generi sopra citati raggiungendo a tratti livelli di perfezione assoluta. Tre brani spiccano su tutto e valgono il disco.
Ladies For Babies (Goats For Love), oltre che per il testo, è una canzone che potrebbe rappresentare una new wave in divenire. Trad è il pezzo più immediato dell’intero disco. Tirato e perfetto convince al primo ascolto nella sua forma strofa – ritornello. E sul finire arriva Ukrainan Wine, irresistibile combinazione di sonorità che hanno reso grandi personaggi del calibro dei Talking Heads o PJ Harvey. In attesa della prossima prova d’artista godiamoci quello che al momento è una delle proposte più interessanti dell’anno in corso.
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