La Grande Cantatrice Malienne: Nahawa Doumbia – Kanawa.
Nahawa Doumbia è senza dubbio una delle cantanti più importanti del Mali. Figlia d’arte, a casa cantavano e suonavano tutti come spesso accade nelle famiglie dei musicisti africani, debutta nel 1982 con La Grande Cantatrice Malienne. Da allora fino al recente Kanawa, Nahawa Doumbia non si è più fermata e, grazie a un percorso personale, oggi la si può considerare una delle voci più autorevoli del continente. Nelle sue canzoni parla d’amore, ma soprattutto si esprime sulla difficile condizione della donna in Mali, sulla poligamia e sui matrimoni precoci e forzati. Tra modernità e tradizione l’artista maliana si fa testimone dello sviluppo di un paese in continuo fermento come il Mali e nello stesso tempo ci parla di tutta l’Africa: un continente che viaggia a una velocità decisamente maggiore rispetto a chi vorrebbe mantenerla legata a una sorta di presunta immobilità generale.
Nahawa Doumbia e il problema dell’”autenticità”
Nahawa Doumbia non ha mai strizzato l’occhio a quel che oggi si chiama “contaminazione” come altri artisti africani. La sua musica non è fatta per una platea occidentale, se non per pochi iniziati. In tutta la sua produzione ha sempre seguito una linea coerente e filologica. Si parte dalla tradizione e la globalizzazione si avverte, eventualmente, solo nei testi, rigorosamente in Bambara. Pochi strumenti quindi, percussioni, ngona (uno strumento a corde tradizionale), il fedele collaboratore Ngou Bakaioko, alla chitarra e giusto qualche giro di basso o una melodia affidata al synth ogni tanto. In questo caso si potrebbe parlare, a ragion veduta, di musica africana autentica ed elogiare l’artista in questione.
Kanawa: quarant’anni di carriera
Peccato però che l’ascoltatore occidentale più avventuroso è sì educato alla “non-western music”, ma solo quando questa presenta evidenti tracce di contaminazione con ciò a cui è più avvezzo. Nahawa Doumbia, dopo quarant’anni di carriera, anche nell’ultimo album, Kawana, rimane se stessa e non fa sconti a nessuno. Il risultato sono otto nuove tracce riservate a pochi eletti o al vasto pubblico africano. Il problema della, spesso sbandierata, “autenticità” si pone proprio in casi come questo. Kanawa è un ottimo disco di musica afro, suonato alla perfezione e altrettanto ben cantato. Il risultato però appare a tratti monotono o incomprensibile proprio per la mancanza di uno sguardo verso di “noi”. Difficile valutare quindi. Un filologo purista della musica africana parlerebbe di un gran disco mentre a un orecchio meno disponibile potrebbe risultare indecifrabile. Facciamo che “in medio stat virtus”.
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