Recensione: Nino Buonocore – In Jazz “Live”

C’era una volta Rosanna. E c’è ancora in Nino Buonocore – In Jazz “Live”.

Sarebbe meglio dire c’era una volta il rock. Perché le origini di Nino Buonocore, cantautore napoletano classe 1958, sono un po’ quelle che rivendicava il collega Enrico Ruggeri con i suoi Decibel. Eppure è strano pensarlo. Quel carattere “timido in adolescenza che diventa riservato in età adulta” – è proprio sua la definizione – stride, e parecchio, con il suono delle chitarre elettriche e con un genere che proprio sul palco trova la sua espressione più congeniale.

Recensione: Nino Buonocore – In Jazz “Live”

Ma così fu, per un ragazzo cresciuto con la musica nel cuore e nel sangue: un esordio “mancato” con la Fonia Records alla fine degli anni settanta – nel senso che l’album, Sferisterio, fu registrato ma non uscì mai –, una gavetta come turnista, poi la firma con la RCA e il Q-Disc Acida nel 1980. Seguirono singoli e album con belle canzoni ma poco riscontro di pubblico, oltre alla prima apparizione a Sanremo, nel 1983, con Nuovo amore. Eppure un brano scoppiettante e dal felicissimo refrain, Soli (“Angeli non siamo stati mai, lontani io e te”), riuscì a inserirsi come sigla finale di Domenica In nel 1984: avrebbe potuto essere un tormentone, ma tormentone non fu. Finché non arrivò Rosanna…

La “benedizione” di Chet Baker

L’anno della svolta è il 1987, quando i sedimenti di una maturazione artistica e interiore cominciano a dare il loro frutti. L’energia e l’impianto rock del primo periodo cedono il passo a un suono raffinato e a testi riflessivi capaci di dipingere in toni pastello le geometrie dei sentimenti. Rosanna, il brano che presenta quell’anno a Sanremo, fa conoscere alla mia generazione e a quelle limitrofe un artista sopraffino, in grado di regalare arcobaleni di cose semplici declinati in versi mai banali grazie a un tessuto sonoro che si pone a metà strada tra il cantautorato tradizionale e il jazz. Fa centro, Nino, finalmente. L’anno dopo si conferma, sempre a Sanremo, con il brano Le Tue Chiavi non ho, che resterà però confinato ai margini della sua produzione più importante. Il 33 giri che suggella il periodo di grazia, Una Città tra le Mani, è un piccolo capolavoro da riscoprire, magari con una nuova edizione su cd: ci suonano musicisti di prim’ordine. Alla tromba, un certo Chet Baker.

Lettere da un mondo antico

Ma il meglio, commercialmente parlando, doveva ancora arrivare. Sì, perché quando le nostre vite correvano su binari analogici e i social erano le strade e le piazze, i messaggi li componevamo a mano, con carta e penna. Scrivimi, un concentrato di dolcezza e malinconia, uscì nel 1990, l’anno delle notti magiche che magiche non furono o lo furono solo in parte. Il singolo divenne la colonna sonora di quell’estate, il suo più grande successo e al tempo stesso la fine della sua fase cantautorale in senso stretto. Sono lettere da un mondo antico, le canzoni racchiuse in questo album bello ed elegante, registrato dal vivo all’Auditorium Parco della Musica di Roma dieci giorni prima del lockdown del marzo 2020. Perché riflettono un modo di fare musica che sembra appartenere ormai a un tempo remoto, lontano soprattutto da un presente caratterizzato dai talent e dai suoni artefatti di gran parte della musica che gira intorno.

Nino Buonocore – In Jazz “Live”

Nelle 14 canzoni che rivisitano in chiave jazz anche i classici più datati – Rosanna e Scrivimi, appunto –, un sestetto affiatato e tecnicamente perfetto ci regala un’esibizione live priva di sbavature, un suono caldo permeato di delicate suggestioni. La voce di Nino è ancora quella di un tempo, se non addirittura migliore. Lo dimostra l’iniziale Anche Questo È Amore (“Si spende sempre qualche cosa per una buona impresa”), un tuffo immediato nell’universo di un artista che ha scelto di vivere la musica e non di subire le sue contaminazioni commerciali: la sezione ritmica funziona a meraviglia, batteria e contrabbasso dettano i tempi mentre il nostro ricama con l’acustica le note di una serata che diventerà un album, per nostra fortuna.

 

Boulevard Non Sfiorisce (come le viole di Rino Gaetano), Colpa Della Pressione Fisica ha un deciso passo paolocontiano, L’amore Che Non Vedi è un’occasione per sfoggiare le qualità dei singoli strumentisti – menzione d’onore per i fiati –, E se qualcuno, domani, Meglio Così e Così Distratti si dipanano su testi affascinanti e poetici. Rosanna resta la meraviglia che è (“bella da vivere, da morire”), la veste cambia poco e il tempo non sembra passato, A Chi Tutto E A Chi Niente è un’ironica, azzeccata e intelligente satira sociale, poi arriva Scrivimi (“quando il vento avrà spogliato gli alberi”) e allora il brivido corre lungo la schiena: voce e chitarra acustica in primo piano, tanto per dire che basta poco, oltre a un semplice saluto, per stemperare il cuore. Chiudono I Treni Di Agosto, Solo Un Po’ Di Paura e la voglia di ricominciare daccapo.

Nino Buonocore – In Jazz “Live”
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Vive a lavora a Viareggio, dove gestisce una piccola casa editrice: https://edizionilavela.it/. Ha collaborato per diversi anni con la rivista Buscadero e ha diretto la collana musicale Fanclub per Pacini editore.

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