Park Jiha – The Glean

Il bagliore della luce, The Gleam, al centro del nuovo album di Park Jiha.

Il terzo album della sudcoreana Park Jiha uscito per la collana tak:til della Glitterbeat si intitola The Gleam, luccichio, bagliore, ed è incentrato sul tema della luce. Come ha dichiarato la musicista e compositrice: “La luce è continuamente in corsa contro il tempo, ripetitiva, ancorché costante, lascia solo sensazioni temporanee dietro di sé: questo è esattamente ciò che voglio rappresentare con la mia musica.” Questo senso di impalpabile, di sfuggente, di qualcosa di incantevole che però rischia di essere perduto perché in qualche modo inafferrabile e non duraturo è quel che effettivamente accade con la musica di Park Jiha che sembra invitarti a immergerti e godere nella sua indefinibile ed enigmatica bellezza.

Una strumentazione insolita

Certo a un primo impatto si può rimanere interdetti da suoni che provengono da strumenti della tradizione coreana come il piri, un flauto di bambù, il saenghwang, strumento a fiato formato da diciassette canne di bambù e raffigurato nella sobria copertina, lo  yanggeum, una specie di dulcimer, ma c’è anche il glockenspiel. Tuttavia la musica ha una tale forza spirituale, un’indole meditativa e assorta che non può lasciare indifferenti. Rispetto al precedente e altrettanto bello Philos questo The Gleam è meno inquieto, cupo, c’è la ricerca attraverso la musica di giungere all’essenza della bellezza, quella che dovrebbe salvare il mondo. Momento di stupore che, almeno temporaneamente, ci allontana dai dolori del mondo, è una pacificazione ricercata e agognata, ma sotto vibra di inquietudine.

Park Jiha – The Gleam si apre con At Dawn

Un’opera dedicata alla luce non poteva che iniziare con At Dawn in un’atmosfera trasognata e contemplativa con i suoni evocativi e misteriosi degli strumenti che sembrano seguire il ritmo del respiro profondo del mondo che lentamente si risveglia. Più enigmatica Sunrise: A Song of Two Humans sette minuti che si collegano alla traccia precedente attraverso il suono  ipnotico dello saenghwang per condurci attraverso lenti mutamenti in una dimensione più complessa e luminosa nel bellissimo finale. In Light Way le note dello yanggeum ci portano verso bagliori di luce che sovrastano inquietanti rumori di sottofondo.

 

Lo stesso strumento è protagonista di un affascinante dialogo con i fiati in A Day In e alza un po’ la tensione emotiva in The Way Of Spiritual Breath. In Nightfall Dancer le atmosfere si fanno più assorte e meditabonde e ci preparano agli otto minuti della conclusiva Temporary Inertia, il brano da cui è nato il disco e che è stato ideato per una performance imperniata sui lenti movimenti e cambi di luce all’interno di un’installazione di Ando Tadao.

Musica sperimentale dall’Oriente

Pur non essendo un disco di folk tradizionale, ma di musica sperimentale contemporanea, non vi è dubbio che l’approccio culturale sia legato alla spiritualità e alla filosofia orientale. La musica di Park Jiha invita alla contemplazione a un ascolto sensibile per coglierne dettagli e sfumature e godere pienamente della meraviglia che suscita la sua musica. In certi momenti mi sono venuti in mente i giapponesi che contemplano i ciliegi in fiore o i giardini zen proprio per quel senso di pace contemplativa che promana dalle note. Rendere le emozioni, i mutamenti della luce nell’universo dei suoni  può apparire un’ardita sinestesia, ma l’artista sudcoreana ha sensibilità e talento musicale perché l’operazione sia riuscita e riesca anche a scaldarci il cuore in un periodo a dire il vero molto poco luminoso.

Park Jiha – The Gleam
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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