Recensione: Paul Weller – On Sunset

Da almeno quattro decenni, Paul “The Modfather” Weller è un punto di riferimento essenziale per la musica britannica. E questo è un dato di fatto difficilmente contestabile. Oggi, superata la fatidica soglia dei sessant’anni, il musicista nativo di Woking si concede (ancora una volta) la possibilità di attingere alle più svariate fonti sonore e lo fa con la classe e il talento che ben conosciamo.

On Sunset è il quindicesimo album di Paul Weller e si configura come un  luminescente caleidoscopio di pop, elettronica, soul e ballate che qua e là non mancano di evocare la brillante epopea degli Style Council. Tra i collaboratori figurano lo storico compagno d’avventure Mike Talbot (le tastiere della bellissima Village sono affidate a lui) e, curiosamente, l’ex Slade Jim Lea.

Le 10 tracce dell’album (15 nella versione deluxe) si susseguono con un dinamismo fluido e accattivante. Certo, non tutto è perfetto in questo lavoro al tempo stesso istintuale e complesso. In un paio di titoli, ad esempio, la batteria elettronica risulta soverchiante, tuttavia Paul Weller ha l’esperienza e il talento necessari a rendere credibili e piacevoli i momenti più “spiazzanti”. Ed ecco che la bella title track, molto anni ’80, l’approccio swing di Equanimity e quello vagamente soul di Baptiste riescono a dare l’esatta misura della creatività aperta e senza preclusioni del loro autore e della sua straordinaria vocalità.

Le immagini del booklet ci mostrano un signore attempato ma elegantissimo, e certo non privo di fascino, alle prese con i placidi tramonti californiani. E, probabilmente, con le inevitabili riflessioni esistenziali (le stesse che animano i testi dell’album e che già abitavano il precedente True Meanings) di un artista per nulla intenzionato ad imboccare il fatidico “viale del tramonto”.

​