Pixies - The Night the Zombies CameBMG

I Pixies mettono da parte la nostalgia per The Night the Zombies Came.

La questione di fondo sulle discografie di questi anni delle band storiche che si sono ad un certo punto riunite per riprendere il discorso è solo una questione di peso del nome. Dici Pixies e pensi subito a un EP e 4 album entrati nel mito usciti tra il 1987 e il 1991, pensi a Where Is My Mind? e a come sembrava un brano importante allora, e lo è ancora oggi che pure i ragazzini lo conoscono a memoria. Dici insomma la band che ha scritto l’ABC di molto del rock alternativo di fine anni ottanta. Loro si erano riuniti già nel 2004, ma fino al 2013 hanno tenuta viva la sigla per qualche show senza mai abbandonare le proprie carriere soliste. Poi quando nel 2014 Black Francis ha deciso che era ora di ripartire anche con nuovi album, ha perso l’appoggio di Kim Deal, che era praticamente la costola fondamentale della sua creatura.

Un disco per Halloween

E così da Indie Cindy fino a questo The Night The Zombies Came (pubblicato non a caso a ridosso di Halloween) non esiste credo recensione o commento che non li paragoni al loro passato, una sorta di condanna che credo Francis avesse comunque calcolato, e che viene ripagata dal fatto che come Pixies i suoi concerti sono sempre sold-out, mentre prima la sua carriera solista stava sempre più scivolando nella marginalità, nonostante abbia prodotto parecchia musica interessante anche al di fuori della band. Il precedente Doggerel era stato il primo passo importante perché recuperava molto delle sue esperienze personali, compreso l’amore per un certo sound roots-rock (e qui basta ascoltare l’apertura di Primrose per capire di che parlo), ed è stato infatti il primo disco che probabilmente ha smesso di inseguire il tentativo di suonare per forza come un tempo, obiettivo che i tre album precedenti avevano fallito.

Pixies – The Night the Zombies Came: all’insegna del divertimento

The Night The Zombies Came è, se è possibile, ancora un passo oltre, cioè riesce finalmente a trovare un perfetto equilibrio tra il peso, inevitabile, di essere una band con una storia di cui essere sempre degni e all’altezza, con la voglia però di continuare a fare nuova musica, senza troppo cedere alla facile via del revival che ormai attanaglia tutta la loro generazione, e soprattutto con un unico imperativo: divertirsi.

I brani di questo disco ammiccano senza timore al glam-rock degli anni 70, e direi quasi più a Rocky Horror Picture Show visti i temi alla Romero trattati. Ci senti l’Iggy Pop più storico (Motoroller) o i Ramones più svaccati (You’re So Impatient), ma soprattutto quattro amici che si divertono, con Joey Santiago lasciato libero di mettere la sua chitarra in primo piano e la nuova bassista Emma Richardson che fa esattamente quello che facevano le sue precedenti colleghe anche con i controcanti, e David Lovering che di fatto non ha mai cambiato il suo stile di drumming dal 1986 ad oggi, anche se la produzione gli pompa un po’ il suono come è di nuovo di moda in questi tempi. The Vegas Suite è una degna malinconica chiusura di un album che no, non è né un capolavoro, né storico, né sensazionale. Sono solo i Pixies che suonano e si divertono, e davvero non è poca cosa.

Pixies - The Night the Zombies Came
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Scrive regolarmente di musica dal 1992 per varie testate e siti web di settore (Mucchio Selvaggio, Il Buscadero, Rootshighway, FilmTV). Nel 2009 il suo racconto La Pistola ha ottenuto la Menzione Speciale della Critica al Concorso Quaderni Rock del MEI. Nel 2010 ha pubblicato Rolling Vietnam – Radio-grafia di una guerra (Pacini Editore), nel 2017 il thriller Musical 80 (WLM).

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