Da Viet Cong a Preoccupations.
New Material è il nuovo disco dei Preoccupations: il secondo con questo nome. In realtà il terzo se si considera che il loro esordio data al 2015, quando suonavano con il nome Viet Cong. Abbandonato quando qualche college americano gli aveva chiuso le porte poiché associazioni di studenti si dicevano offese dal nome. Il quartetto di Calgary (Canada), che suona post-punk, ma che di attitudine punk evidentemente non ha poi troppo, ha quindi deciso di optare per il più generico Preoccupations.
Il post-punk versione Preoccupations
In realtà ha fatto bene, perché la musica che i Preoccupations producono ha poco di combattente. È invece una buona riproposizione di un genere che, nato quasi quarant’anni fa, continua ad avere molti fan. Nonché molte band che lo suonano, interpretando il canone in modi differenti. C’è chi è in grado di iniettarvi nuova linfa vitale, come i Protomartyr, chi vira al pop come gli Editors. Tutto sommato, i Preoccupations scelgono un approccio filologico. La loro musica spazia, tanto per dare l’idea, fra Joy Division e Echo & The Bunnymen.
New Material
New Material non si discosta dal passato. Inizia bene con la sequenza Espionage, Decompose, Disarray. La prima marziale, le altre due con armonie più orecchiabili. Tuttavia, su otto canzoni complessive, sono anche le uniche a lasciare un qualche segno. Gli altri momenti del disco sono davvero riservati ai superfan del genere. Incedono con percussioni secche e si trascinano verso i cinque minuti ciascuna, finendo per annoiare non poco. Si conclude con Compliance, senza voce e con riverberi infiniti di chitarre e tastiere. In conclusione, New Material è un disco che, per gli amanti del post-punk ‘classico’, potrebbe risultare estremamente soddisfacente. Agli altri apparirà, come a chi scrive, una ripetizione tanto corretta quanto poco entusiasmante di un suono a tratti datato.
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