Il duo Qohelet interpreta a suo modo il Cantico dei Cantici.
Torna con Cantico dei Cantici, a distanza di cinque anni dal debutto, il duo Qohelet, composto dal cantante e poeta Gianni Venturi, titolare e partecipe in diversi progetti fra i quali ricordiamo Altare Totemico, e Alessandro Seravalle, musicista e sperimentatore con all’attivo numerosi lavori sia come Garden Wall sia come Officina F.lli Seravalle. Ultimamente abbiamo qui recensito il suo lavoro con Andrea Massaria. Chi ha avuto modo di ascoltare qualcuno dei loro precedenti lavori sa già che si troverà davanti a una musica lontanissima dal mainstream. Ricerca e urgenza espressiva sono infatti l’anima e lo spirito dei lavori di questi due spiriti inquieti.
Qohelet – Cantico dei Cantici: il senso di questa non facile trasposizione
Ci troviamo di fronte a un album ricco di suggestioni e molto complesso, musica da seguire con attenzione e partecipazione per coglierne tutte le implicazioni e significati. Come esplicita il riferimento a uno dei libri più enigmatici della Bibbia, fondato su un dialogo fra due innamorati, che ha dato vita a molteplici interpretazioni sia ebraiche che cristiane, ma anche da parte di mistici ed esoterici. In particolare qui è stata scelta la traduzione di Guido Ceronetti che esalta la bellezza poetica di un testo che celebra la forza dell’amore e dell’eros, ma che sottolinea come “Dio nel Cantico non c’è, eppure Dio lo riempie. È poesia erotica il Cantico, eppure l’amore umano non ne è che l’ombra sul muro. Dio cerca Dio nel Cantico, ma Dio non può andare in cerca di se stesso”.
Gli strumentisti impegnati nel disco
Il disco è un viaggio nella complessità e nelle profondità di un testo fondante della civiltà occidentale, l’ode all’amore è anche un sentimento così forte che ha in sé qualcosa di drammatico, di terribile, una forza emotiva che trova nella potente e teatrale voce di Gianni Venturi la capacità di modularsi secondo l’espressività dei versi. Ma altrettanto importante è il ruolo svolto da Alessandro Seravalle, elettronica, tastiere, chitarra, dal fratello Gianpietro, interventi ritmici, e da Emiliano Vernizzi, sax, che hanno creato con la loro musica uno straordinario corpo unico con la voce e con i testi. Gli arrangiamenti curati da Seravalle spaziano fra sperimentalismo, fraseggi jazz, suggestioni mediorientali, prog, rumorismo, cupo ambient.
Otto tracce per otto capitoli
Otto tracce per i Qohelet, così come otto sono i capitoli del Cantico dei Cantici: da ascoltare di seguito per apprezzarne il climax drammatico che dopo un inizio più quieto e malinconico nel celebrare l’intimità dell’amore si tinge via via di colori e atmosfere più cupe e disorientanti nel Quarto e Quinto Poema, sottolineate da distorsioni elettroniche e filtraggi della voce. Infine in coda l’atmosfera parossistica di Appendice Finale sottolinea riflette con Ceronetti sulla dialettica fra vuoto e sacro e riafferma con forza il sentimento d’amore emerso dal poema in contrasto con la sua mercificazione e la violenza con cui sovente viene inquinato. È noto come nel mondo cattolico la Bibbia sia un testo poco letto va quindi a ulteriore merito del duo la coraggiosa e non facile scelta di ispirarsi a uno dei suoi testi più affascinanti ed enigmatici.
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