Il nuovo disco dei Rats On Rafts, Deep Below, vede un cambiamento profondo rispetto al precedente.
Rats On Rafts – Deep Below: prima recensione del 2025 e primo disco nuovo che riesco a sentire avendo voglia di scriverne. Già passato su queste pagine, a mia cura, il loro lavoro precedente che tanto differisce da questo che vien da chiedersi cosa sia successo alla band che richiamava una certa wave anche divertita e che adesso propone un lavoro assimilabile a pieghe ben più fosche e, se si può usare un ruffiano neologismo contemporaneo, nosferatuesche.
Sulla scia dei Cure
Già il primo singolo, Japanese Medicine, mi aveva messo sull’avviso e l’intero album conferma la mia prima impressione: da Rotterdam è arrivato il (vero?) nuovo album dei Cure tanto le sonorità e le strumentazioni e finanche il cantato richiamano la fase della band di Robert Smith tra Faith e Pornography, a tratti in maniera imbarazzante.
Trattasi probabilmente di suggestione del tutto personale ma come non trovare similitudini tra le pieghe di queste canzoni e il periodo aureo gotico della succitata band? Attenzione, non si parla qui di plagio ma della riproposizione di una estetica propria di una parte della wave che tanto generò da tramutarsi in genere, si pensi ad esempio a quante emissioni di casa 4AD erano figlie di quei suoni, e qui sono infatti nuovamente presenti richiami a certi Cocteau Twins privi della Liz, canzoni inseribili in un nuovo possibile progetto This Mortal Coil, insomma la cornucopia da noi definita dark continua a dare nuovi frutti.
Deep Below fa dei Rats On Rafts una realtà della quale tener conto
Brumoso ed evocativo, Deep Below nel suo insieme riesce ad essere contemporaneamente antico e più moderno tra i moderni, senza quelle che si possono definire hits ma ricco di impressioni non solo di settembre, mi si passi la celia.
Ogni song ha una sua precisa ragion d’essere, il lavoro è neo monolite, inutile andarsi a sperticar nella descrizione di una o dell’altra tanto il flusso di coscienza di sonoro è unica soluzione di continuità di rara coerenza. Forse, come unica concessione ad un possibile dancefloor al Batcave, inserirei Nature Breaks con le sue progressioni post punk.
Disco perfetto sotto ogni aspetto specie per queste giornate giustamente fredde e piovose sia nel clima che nell’umore planetario. Lunga vita ai Rats on Rafts.
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