Recensione: Rhye – HomeLoma Vista Recordings –2021

Musica elegante, una trappola rischiosa per Rhye – Home.

Tornano i raffinati Rhye, divenuti oramai il gruppo ombra del solo cantante e compositore canadese Mike Milosh, dopo l’abbandono all’indomani dell’esordio del 2013 del produttore danese Robin Hannibal. Quattro dischi negli ultimi otto anni, titoli di una sola parola (nell’ordine, Woman, Blood, Spirit, e quest’ultimo Home), copertine con eleganti foto di donne più o meno svestite (in una dovrebbe esserci anche la fidanzata di Milosh), sonorità ovattate, ricerca della melodia seducente, voce asessuata ed eterea (molti, leggo, ci trovano una rassomiglianza con Sade, io non tanto a dire la verità).

Recensione: Rhye – Home
Loma Vista Recordings –2021

Musica insomma cosiddetta di facile ascolto, una versione sedata del tanto vituperato easy listening, più orientato verso uno smooth soul, con richiami vagamente dance, suonato con strumentazioni e basi sostanzialmente elettroniche. Quest’ultimo Home, non aggiunge nulla di nuovo al quadro, riproponendo una formula che comunque ha premiato i Rhye con un successo non trascurabile. Il risultato è una prova al solito elegante, di piacevole ascolto, ideale come sottofondo domestico e particolarmente adotto alla stagione invernale; un easy listening per definizione innocuo all’ascolto, però a mio giudizio privo di quel tocco misterioso in grado di trasformare musica semplicemente piacevole in qualcosa di qualità superiore.

Una voce che toglie anziché dare

I pezzi scorrono via con melodie accattivanti, ogni tanto sognanti, ogni tanto più ritmati (però senza esagerare), ma alla fine tra le dita e nel cuore rimane ben poco. Leggo di diverse influenze, Everything But The Girl e i miei adorati Blue Nile, in realtà  siamo lontani mille miglia dall’eleganza sofferta del duo di Hull così come dal genio notturno (e soprattutto dalla indimenticabile voce) di Paul Buchanan. A me sembra di ritrovare – ad essere ben disposti – un po’ il suono dei chicagoani The Aluminum Group, ma anche in questo caso, senza gli irresistibili ganci melodici dei formidabili fratelli Navin. I pezzi si assomigliano un po’ tutti e si può immaginare che questo sia il risultato di una precisa scelta stilistica di Mike Milosh. Non c’è nulla di indigesto e tutto si ascolta con piacere, ma mi pare che la qualità salga quando aumenta leggermente il sottofondo ritmico, come accade in Come in Closer, con un crescendo che sfocia in un passaggio di archi, o nella successiva Beautiful, dove un ritmo elegantemente cadenzato, sostiene un tappeto di eleganti tastiere, o ancora, in Safeword, dove gli archi accompagnano una melodia insinuante. Stesso discorso per il singolo Black Rain, il pezzo forse migliore, dove la base ritmica da corpo ad una melodia non banale e per Holy, sonorità che richiamano gli Art of Noise in un pezzo dilatato e sognante.

 

Un limite alla sostanza dei pezzi è dato dalla voce di Milosh, che da più parti viene incensata per il suo timbro femminile ed etereo, ma che secondo me segna negativamente i momenti più lenti privandoli di un po’ di soul vero e di un po’ di sangue, come ad esempio nella delicatamente acustica Need a Lover, nella sinuosa Helpless, nella delicata Sweetest Revenge, nella minimale e pianistica Fire.

Rhye – Home: piacevole ma senza sorprese

Un disco sicuramente piacevole che però cade nella infida trappola dell’eleganza a tutti i costi, sirena pericolosissima e difficile da gestire, perché se non sostenuta (come purtroppo in questo caso) da una scrittura di pezzi veramente sopra la media e di arrangiamenti un filo più fantasiosi finisce per ricoprire di una dolciastra melassa tutte le canzoni. Il disco, per carità, si ascolta e si ascolta anche più volte con piacere, però alla fine rimane poco più che un esercizio formale privo di nerbo e di personalità. Un consiglio non richiesto a Milosh è di affrancarsi dalla ricerca dello stile per lo stile e di recuperare un po’ di sangue e di anima con cui sostenere il suo indubbio talento. Lo aspettiamo fiduciosi alla prossima prova, sperando di ascoltare qualcosa che vada oltre un raffinatissimo sottofondo da aperitivo.

Rhye – Home
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Classe 1965, bolzanino di nascita, vive a Firenze dal 1985; è convinto che la migliore occupazione per l’uomo sia comprare ed ascoltare dischi; ritiene che Rolling Stones, Frank Zappa, Steely Dan, Miles Davis, Charlie Mingus e Thelonious Monk siano comunque ragioni sufficienti per vivere.

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