Un Ballo Liscio vol. 2: dopo quasi trent’anni Riccardo Tesi riprende, con Claudio Carboni, un celebre progetto.
Sento già elevarsi un coro di vibrate proteste: che ci fa un disco come Un Ballo Liscio vol. 2 in un sito web che ha la parola “rock” nel titolo? Anche considerando che Tomtomrock dichiaratamente non ha preclusioni nei confronti di nessuna manifestazione della musica cosiddetta “leggera”, questo potrebbe sembrare davvero troppo.
Ma proviamo a spiegare, e a giustificarci. Intanto, come ama dire il mio amico Antonio Gramentieri, in arte Don Antonio, “il liscio è il nostro country”. Questo anche se le sue origini affondano in realtà nella musica “colta”: nei valzer, e soprattutto nelle mazurke e nelle polke, di Strauss e dei suoi epigoni che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo hanno fatto ballare la nobiltà e la buona borghesia della Belle Époque.
Avevamo, in verità, anche un altro, e più “genuino” country: le musiche dei balli popolari che per secoli hanno animato le feste contadine, a base di trescone, tarantella, pizzica ecc., andando da nord a sud. Ma il progressivo inurbamento ha inesorabilmente spostato i luoghi del ballo e del divertimento dalle aie dei poderi delle campagne alle balere cittadine e le piccole orchestrine campagnole di violinisti, organettisti, mandolinisti e tamburellisti dilettanti, che suonavano spesso ad orecchio, sono state via via soppiantate dalle grandi orchestre di professionisti che hanno introdotto nuovi e più “invasivi” strumenti come fisarmoniche e clarinetti.
Il tutto ha quasi sempre avuto come conseguenza un affinamento delle strutture compositive, ma anche un talora eccessivo spazio dato ad un esasperato virtuosismo – i musicisti di liscio sono in genere tecnicamente preparatissimi – che per certi versi ha allontanato sempre più dallo spirito originario. Quello spirito che Riccardo Tesi da quasi trent’anni – il suo disco Un Ballo Liscio è del 1995 – cerca di ritrovare e ravvivare.
Il secondo volume di Un Ballo Liscio
Questo secondo volume è “firmato” insieme con un musicista che proprio dal liscio proviene: quel Claudio Carboni suo partner da anni nel gruppo Banditaliana e che Tesi, nelle presentazioni dei musicisti nei concerti della band, definisce immancabilmente “avanzo di balera”.
Il disco contiene 15 brani tra notissimi (Romagna Mia e altri) e assai meno conosciuti: e se alcuni mantengono la velocità di esecuzione tipica del genere, molti appaiono invece piuttosto rallentati, in un modo che evidenzia sia il ben noto talento melodico di Tesi sia la sapienza compositiva degli autori originari. Si ascolti la bellissima versione di Romagna Mia, cesellata dalla bella voce di Tosca; o Verde Luna, morbidamente cantata da Maurizio Geri su un tappeto di quartetto d’archi che si alterna col pianoforte jazzato di Massimo Tagliata e il suadente clarinetto di Nico Gori.
Ovviamente ci manca lo spazio per entrare nel particolare dei singoli brani e per nominare tutti i musicisti che affiancano Tesi in questo progetto. Ci limitiamo a notare – come del resto la presenza del già rammentato Nico Gori dovrebbe far supporre – che in molti brani, sia lenti sia più veloci, si respira una certa atmosfera “jazz” che, pur senza prevaricare quello che resta lo spirito proprio del liscio, gli conferisce un’allure particolare e in qualche modo lo riattualizza. Esemplare a questo proposito il toccante intervento di Paolo Fresu in Laguna Addormentata. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se Chet Baker avesse incontrato il liscio.
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