La suadente mezza età dell’ex Go-Betweens Robert Forster.
Eleganti e intelligenti, emozionanti senza farlo troppo notare. Questo erano i Go-Betweens di Robert Forster e Grant McLennan. Il gruppo australiano incise sei dischi fra il 1981 e il 1988 e poi tre fra il 2000 e il 2005. E attenzione perché la seconda parte di carriera fu, come raramente accade, allo stesso livello della prima. C’era della magia nel sodalizio fra il mercuriale (con stile) Forster e il pacato (con intensità) McLennan. Pur nella diversità dell’approccio si percepiva in entrambi un sentimento accogliente. Chi amava i Go-Betweens si sentiva invitato a casa loro.
Il dopo Go-Betweens di Robert Forster
La morte di Grant McLennan nel maggio 2006 segna la fine del gruppo. Robert Forster riprende in mano la carriera solista con tre album a sostanziosa distanza di tempo l’uno dall’altro. The Evangelist (2008) è il tributo, compostamente straziato, all’amico. Songs To Play (2015) è il guizzo quasi pop. E adesso arriva Inferno, che potremmo definire il disco della mezza età forsteriana.
Il fatto che il nostro sia ritratto in copertina sdraiato a letto (con le scarpe indosso – è pur sempre un australiano…) e che la title-track abbia come sottotitolo “estate a Brisbane” dà l’idea di un disco rilassato, persino pigro. Anche se, trattandosi di Forster, si tratta di una rilassatezza vigile. E la pigrizia è piena di pensieri.
Suoni e storie di Inferno
Inferno suona molto bene grazie alla produzione di Victor Van Vugt (Nick Cave, PJ Harvey, Beth Orton, il primo disco solista di Forster Danger In The Past e tantissimo altro) al solito perfetta in ogni dettaglio senza risultare fredda. Dato per piacevolmente scontato il laconico-suadente approccio vocale, è sulla qualità delle canzoni che questo, come gli altri lavori di Forster, va misurato. La prima impressione è che Inferno perda il confronto con i due predecessori. Forse perché sembra di percepire qua e là una certa stilizzazione della scrittura.
Poi però le canzoni guadagnano in charme a ogni ascolto, specie se ci si lascia catturare dalla loro modalità rilassata e tardo-pomeridiana e dalle loro meditazioni, da uomo di mezza età come si diceva, sugli esiti della vita. No Fame e Remain parlano del rapporto con il successo, The Morning affronta il tema della depressione con un tocco di speranza e Life Has Turned A Page è la storia di una famiglia australiana la cui esistenza è scandita dal rumore delle onde.
Tutto è molto ben pensato e perfetto per ammaliare il fan storico (inclusa la messa in musica di un testo di William Butler Yeats), mentre è probabile che Robert Forster risulti troppo cervellotico per chi ama i nuovi trovatori sentimentali alla Ed Sheeran o Lewis Capaldi. A cui peraltro non è ancora riuscito di scrivere una canzone commovente e asciutta come One Bird In The Sky, il piccolo capolavoro che chiude Inferno.
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