Robert Plant: un grande passato, un fascinoso presente.

Senza colpo ferire, Robert Plant si fa beffa dell’inesorabile fluire degli anni, dell’antica bellezza e della voce, potente, elegiaca e suggestiva di tempo. Quella voce, che fu uno dei tratti dominanti del successo dei Led Zeppelin, oggi è al servizio di nuove storie, in bilico tra intimismo inquieto e memoria collettiva. Grazie alla collaborazione con i Sensational Space Shifters, Plant realizza uno degli album più affascinanti dell’ormai lunga carriera solistica. (Ma notevole era anche il precedente Lullaby And… The Ceaseless Roar.) Carry Fire è un’intelligente riflessione sulle infinite diramazioni creative della musica, un lavoro ricco di suggestioni folk e di rimandi al rock più vicino alla cifra stilistica del suo autore.
La cultura sonica di Robert Plant
Il brano d’apertura, The May Queen offre una bellissima prova vocale ed è pervaso da una sorta di antico misticismo ancestrale. Anche la ballata Season’s Song (una vera delizia per i fan degli Zep) raggiunge alte vette compositive. Ma è la presenza di musicisti provenienti da altre tradizioni sonore, come il violoncellista albanese Redi Hasa e il violista Seth Lakeman a conferire fascino e suggestione a canzoni come A Way With Words e la title track. Un altro punto di forza è la cover di Bluebirds Over The Mountain, scritta da Ersel Hickey negli anni ’50 e già interpretata da Richie Valens e dai Beach Boys. La voce, oggi più misurata ma ugualmente inconfondibile, di Robert Plant duetta con quella di Chrissie Hynde. Ed è subito puro incanto.
Carry Fire: un lavoro dal fascino insolito ma indiscutibile
Carry Fire è un lavoro spiazzante e profondo, nel quale la nostalgia di un passato memorabile (di cui pure resiste più di una traccia) resta comunque sulle retrovie per dare spazio a nuove esigenze creative. E da questo punto di vista, Robert Plant raggiunge pienamente l’obbiettivo. Grazie al talento che gli è proprio e che il passare degli anni non ha scalfito.
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