Ritorno con band: Sharon Van Etten & The Attachment Theory.
È inedita e inaspettata la nuova veste con cui, in questo 2025, ha deciso di riaffacciarsi sulla scena musicale Sharon Van Etten. We’ve Been Going About This All Wrong, suo sesto album in studio, risale infatti al 2022 e nessuno, all’epoca, avrebbe immaginato la svolta che la cantautrice americana si apprestava a dare alla propria carriera: non più solista, ma parte di un gruppo.
Sharon Van Etten & The Attachment Theory (questo il nome completo della band nuova di zecca di cui Sharon è la frontwoman) vede per la prima volta una partecipazione attiva e paritaria del gruppo abituale di musicisti di Sharon nel processo creativo e in tutte le fasi di composizione delle dieci tracce incluse nell’album. Nello specifico il quartetto, oltre che dalla Van Etten, è composto da Devra Hoff al basso, Jorge Balbi alla batteria e da Teeny Lieberson alle tastiere.
La produzione di Marta Salogni
È evidente che questo nuovo approccio, molto più spontaneo e immediato, sia seminale per un sound rivisitato. Composte e registrate fra il deserto americano e Londra, le dieci tracce, che affrontano i temi cari a Sharon, come l’amore e l’amicizia, trattati come di consueto con grazia e poesia, sono un mélange di sonorità synthpop ed elettroniche sottolineate da continue variazioni di ritmo. Sonorità a cui non deve essere estranea la produzione di Marta Salogni (già produttrice, fra i tanti, di Bjork e Bon Iver).
Sharon Van Etten & The Attachment Theory strizza l’occhio agli 80s
È la cupa ed ipnotica Live Forever ad aprire le danze, e lo fa nel migliore dei modi, con uno dei pezzi più belli dell’album, scandito dal dialogo incessante fra tastiere e batteria.
Fil rouge che attraversa un po’ tutte le tracce è un’atmosfera anni 80 che ritroviamo soprattutto in Idiot Box, con il suo chiaro omaggio ai New Order o Southern Life (What It Must Be Like), con le sue venature gotiche e dark.
I momenti più ritmati e ballabili come Indio e Trouble si alternano ad altri più sussurati come nel caso di Fading Beauty, che ci conduce in coda all’album lasciandoci una sensazione di straniamento. Se fino a Southern Life, infatti, si percepiscono una coerenza e una compattezza notevoli, gli ultimi due pezzi cambiano le carte in tavola e paiono sfasate rispetto a quanto ascoltato in precedenza. Un epilogo in sordina che non inficia un giudizio comunque generalmente positivo su Sharon Van Etten & The Attachment Theory, un lavoro che piace e convince.
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