We’ve Been Going About This All Wrong: dopo quattro anni un nuovo album per Sharon Van Etten
Nei quattro anni di relativa pausa discografica Sharon Van Etten non si è certo fermata a riposare; è apparsa in misteriose serie tv (The OA) e ha varato interessanti collaborazioni. Di queste si possono segnalare quella con Josh Homme, per una versione di (What’s So Funny ‘Bout) Peace, Love and Understanding?, la canzone scritta da Nick Lowe ma resa famosa da Elvis Costello, e quella recentissima con Angel Olsen per Like I Used To, un singolo rilassato e ben riuscito. Piuttosto vicina è pure la riedizione di Epic, il suo secondo disco, ribattezzato Epic Ten, per il decennale dalla pubblicazione. Inoltre, e concludo questo elenco, due brani recentissimi, Porta e Used To It, sono reperibili come video-singoli per chi li vorrà ascoltare, a mo’ di aperitivo.
Novità e riconferme in We’ve Been Going About This All Wrong
Per arrivare finalmente al nuovo disco, l’ascolto di We’ve Been Going About This All Wrong (Jagjaguwar) rivela la mancanza di un brano penetrante come fu Seventeen per Remind Me Tomorrow; la scaletta somiglia molto di più a quella di Are We There, il lavoro che la impose al pubblico nel 2014. Abbondano dunque le ballate stracciacuori in cui è maestra la Van Etten, ben rappresentate dall’accoppiata formata da Darkness Fades, posta in apertura, e dal lancinante grido di dolore di Come Back.
In altri momenti sembra che la vicinanza con Angel Olsen (consolidata da un breve tour americano) abbia portato ispirazione per qualche atmosfera più rarefatta, come in Darkish o in Home To Me. D’altronde il gioco del rispetto reciproco, tra le due ragazze, è del tutto lecito e riconosciuto. Nel disco, che ha un suono più consueto rispetto al precedente, Sharon suona parecchi strumenti, co-produce assieme a Daniel Knowles, e si fa aiutare da un trio di musicisti rodati come Jorge Balbi, batteria, Devin Hoff, basso e Charley Damski, synth e chitarre.
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Fausto Meirana
Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.
