Dalla vivace scena DIY di Chicago ecco Kai Slater/ Sharp Pins e una Radio DDR nostalgica, ma non nel senso che il titolo fa immaginare.
La DDR (da noi Repubblica Democratica Tedesca o Germania Orientale) è finita nel 1990. Sarebbe curioso sapere come ne abbia sentito parlare il ventenne di Chicago Kai Slater. Le ricerche in rete non danno notizie al riguardo anche perché molte altre sono le cose che di Slater vanno raccontate. È uno degli esponenti più attivi della scena musicale DIY della sua città, visto che suona nei Lifeguard, nei Dwall Troup e in questi Sharp Pins (in realtà un suo progetto solista) arrivati con Radio DDR al secondo album. Il vivace giovanotto cura anche la fanzine Hallogallo, probabile citazione del brano omonimo dei Neu!, gruppo tedesco (occidentale) degli anni ’70.
Il suono e lo spirito di Sharp Pins – Radio DDR
I due riferimenti teutonici potrebbero far pensare a un album dai suoni motorik oppure sperimentali. Niente di tutto questo, giacché siamo di fronte a un jangle pop dai suoni limpidi e fluidi associati a testi sentimental-esistenzialisti in sintonia con l’età dell’autore (e con la sua aria vagamente sofferente). Lo spirito è un po’ quello dei dei Lemon Twigs o delle concittadine Horsegirl, ovvero attingere al passato non secondo una pura (e magari furba) modalità revivalista, ma amandolo sul serio.
Certo, i cinici possono parlare di scopiazzatura dei Byrds o dei Big Star o dei più recenti Guided By Voice, quando in realtà si tratta di immedesimazione, di assimilazione partecipe e anche trasognata. È già accaduto molte altre volte, diciamo a partire da inizio anni ’80, da quando cioè il rock smise di guardare obbligatoriamente avanti per riscoprire i padri invece di ucciderli. Lo fecero, citando a caso, i Chesterfield Kings, i Three O’Clock, i primi Long Ryders e, con esiti commerciali più fortunati, i Weezer o le Bangles. E da lì non ci si è più fermati.
Un eccellente talento melodico e non solo
Oltre a questa attitudine positiva, e giovanilista senza antagonismi, Radio DDR può contare su una sequenza sorprendente di belle melodie che, nonostante la ruvidezza dell’incisione domestica, funzionano bene sia in versione elettrica (Every Time I Hear, Lorelei, Storma Lee) sia quando scelgono di affidarsi alla chitarra acustica (Sycophant, I Can’t Stop).
Pubblicato originariamente a maggio 2024 su Bandcamp, l’album esce ora in vinile con tre brani aggiunti. Al voto indicato sotto andrebbe aggiunto almeno un punto considerando che i proventi di quella prima edizione sono andati al Palestine Children’s Relief Fund. Nell’America odierna qualcuno ancora resiste alla bruttezza con le idee e le canzoni.
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Antonio Vivaldi
Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.