Steve Wynn - Make It Right

Con Make It Right Steve Wynn traccia un primo bilancio della sua vita.

È ancora giovane Steve Wynn – certo più giovane di alcuni dei suoi recensori, a cominciare dal sottoscritto -, ma sembra sentire già il bisogno di  tracciare un  bilancio della sua vita. Non è infatti un caso, a nostro parere, che il disco – che già di per se ha un titolo piuttosto programmatico – sia uscito in concomitanza con un libro dal titolo altrettanto significativo: I Wouldn’t Say It If It Wasn’t True: A Memoir of Life, Music, and the Dream Syndicate. Libro di memorie quindi, che già dal sottotitolo dichiara l’importanza che la musica e la sua prima creatura, The Dream Syndicate, hanno avuto nella sua vita. Ma è da quel “Non lo avrei detto se non fosse stato vero” che traspare quella che è forse la cifra caratterizzante di tutta la carriera del musicista Wynn: l’onestà, abbinata inevitabilmente a una coerenza che ha contraddistinto tutta la sua produzione, dai “Giorni del vino e delle rose” fino a tutta la sua lunga carriera solista e alla relativamente recente ricostituzione della sua storica band, anche se con membri quasi completamente diversi.

Make It Right è, contemporaneamente, confessione e bilancio di vita di un uomo che rivendica orgogliosamente di aver sempre cercato di fare qualunque cosa al meglio delle proprie possibilità, anche se non sempre i risultati sono stati quelli attesi. Sono frequenti, soprattutto nella title track, gli accenni a cose che si sono “dissolte in sabbia” a dispetto dei suoi progetti e delle sue intenzioni, senza peraltro che questo abbia scalfito le sue convinzioni o lo abbia indotto a ripiegare su se stesso.

Le canzoni di Steve Wynn – Make It Right

Proprio la title track è, non a caso, il brano musicalmente più caratterizzato da accenti di malinconia, scanditi da una languida lap steel. Per il resto si tratta di un disco piuttosto vario, che si avvale della collaborazione di diversi musicisti “amici” (tra i quali spicca Mike Mills dei R.E.M.), e richiama tutti i momenti del percorso creativo di Wynn. Troviamo così brani che ricordano esplicitamente i primi Dream Syndicate – come Santa Monica, delicato omaggio al suo luogo di nascita -, o la bella You’re Halfway There. Lap steel e malinconia ritornano in Cherry Avenue, contrappuntate dai cori in sottofondo di Linda Pitmon e da un assai lirico assolo di tromba. What Were You Expecting ricorda abbastanza da vicino, nella intro della tastiera e perfino nel tono più caldo del solito della voce di Wynn, il Cohen di I’m Your Man, personalizzato – per così dire – con un assolo di chitarra malinconicamente ruvido piazzato verso la metà del brano.

Tanta varietà indurrebbe a un’analisi approfondita di ognuno dei dieci pezzi, ma lo spazio è tiranno. Dobbiamo però segnalare i quasi sette minuti di sarabanda chitarristica del brano finale, quella Roosevelt Avenue omaggio alla sua attuale residenza, che richiama da vicino non solo gli ultimi sviluppi dei suoi Dream Syndicate, ma anche il migliore – a nostro modestissimo parere – dei suoi lavori solisti, quel Melting In The Dark che non a caso si avvaleva della collaborazione di altri due chitarristi di vaglia come Chris Brokaw e Thalia Zedek.

Insomma, Steve Wynn non si nasconde errori e fallimenti, ma ha dalla sua la coscienza di aver comunque cercato di fare sempre del suo meglio. Come si fa a non volergli bene?

P.S. Sembra che le sue memorie scritte vedranno presto la luce anche in traduzione italiana: inutile dire che lo attendiamo con gioiosa ansia!

 

Steve Wynn - Make It Right
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

Di Renzo Nelli

“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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