Steven Wilson - The OverviewFiction

Per Steven Wilson The Overview è un ritorno alla sincerità espressiva

A che cosa serve ascoltare un disco? Quando vale la pena farlo? Mark Hertsgaard, delle canzoni dei Beatles, disse che piacciono perché fanno stare bene (A Day in the Life: la Musica e l’Arte dei Beatles, Baldini & Castoldi, 1995). Ascoltare un disco penso che serva a elevare la qualità e il senso delle emozioni (quindi, del proprio benessere), a percepire bellezza, a nutrire la mente portandola occasionalmente a viaggiare: se e quando accade, valeva la pena farlo.

The Overview, opinione personale, è l’album migliore di Steven Wilson dai tempi dell’eccellente Hand. Cannot. Erase, 2015, che, con The Raven that Refused to Sing (and Other Stories), ‘13, rappresenta l’apice artistico, almeno finora, della sua carriera solistica. Rispetto ai tre dischi che sono in mezzo (To the Bone, 2017, The Future Bites, 2021, The Harmony Codex, ‘23, non perfettamente a fuoco ciascuno a suo modo, ma con momenti di grande musica), Wilson ha recuperato una sincerità espressiva, quindi una qualità comunicativa, che era stata sacrificata alla voglia di cambiare e di sperimentare il suo eclettismo. Alzando lo sguardo alle stelle come soluzione di osservazione esistenziale in cui l’audacia supera l’indulgenza, accantonando l’analisi del presente tecnologico con al centro la sua immagine, l’artista si è ripreso sé stesso.

Breve introduzione al viaggio spaziale in musica

Molti hanno parlato di ritorno al progressive. Non significa, naturalmente, che The Overview sia un ritirarsi nel passato, né un arretramento nel percorso musicale di Wilson. Semmai preoccuparsi troppo di classificare la sua musica (progressive appunto, neo progressive, ambient, space rock, art pop, future pop, vattelapesca) è un esercizio che allontana dal prenderne coscienza. Vale, piuttosto, assorbire certi suoi riferimenti pertinenti. Zeit dei Tangerine Dream, 1972, ad esempio. Si tratta (ipse dixit) del suo disco preferito: settantacinque minuti di musica cosmica distribuita su quattro facciate in altrettante composizioni minimali che costituiscono verosimilmente, insieme a Irrlicht del coevo Klaus Schulze, il più potente viaggio sinfonico nell’universo attraverso l’elettronica dei sintetizzatori.

The Overview è soprattutto una traiettoria nella mente e nello spazio esterno ispirata al cambiamento cognitivo che provoca il cosiddetto effetto panoramico, cioè il senso d’infinitezza sperimentato dagli astronauti guardando la Terra che porta a relativizzare la propria esistenza con le sue specificità. Per certi versi è l’antitesi d’un altro viaggio spaziale: quello catartico, favolistico, utopico di Blows Against the Empire, il disco che Paul Kantner (1941-2016) realizzò nel 1970 con molti dei migliori musicisti rock di San Francisco denominati, ante litteram, Jefferson Starship. Kantner immaginò una fuga hippie verso la costellazione di Andromeda per fondare delle comunità libere nell’universo. La canzone simbolo di quell’idea, Have You Seen the Stars Tonite, scritta con David Crosby (1941-2023), recava il senso di un’epoca: “Hai visto le stelle stanotte? /Saliresti sul ponte dell’astronave per vederle con me? /Hai visto le stelle stanotte? /Verresti a fare una passeggiata e a farmi compagnia? /Lo sai, potremmo andare. /Siamo liberi. /Qualunque sia il luogo a cui stai pensando /potremmo esserci”.

Di fronte ad abissi sconfinati rispetto ai quali la Terra perde consistenza, la percezione di Steven Wilson (dichiaratamente ateo ma affascinato dalle religioni, sebbene ne critichi l’organizzazione) non ridimensiona lo sguardo, ma lo riconduce all’umana fragilità: “È reale o è un sogno? /Non c’è ragione per niente. /Solo una bellissima infinitezza. /Nessun progetto e nessuno che lo guidi. /Solo un mistero esistenziale. /La luce che irradia da qui potrebbe oscurare il sole /ma tra un miliardo di anni il suo viaggio sarà appena iniziato”.

 

Steven Wilson in giro per il mondo

Curato in ogni singolo dettaglio sonoro, l’ottavo album da solista del leader dei Porcupine Tree scorre magnificamente dall’inizio alla fine. Contribuiscono i bei versi di Andy Patridge degli XTC cantati da Wilson in Objetcts Outlive Us, la prima delle due composizioni in cui è suddiviso The Overview, caratterizzata da momenti eccellenti nelle sei parti che la compongono tra cui, verso la fine, un incantevole solo alla chitarra di Randy McStine. Nella seconda suite, che ha il titolo del disco, più elettronicamente psichedelica e distribuita in quattro sezioni, l’artista è affiancato dalla seducente voce impersonale della moglie Rotem che elenca dimensioni e distanze siderali fino all’epilogo, struggente e irraggiungibile, del sax di Theo Travis.

Qualcuno, suggestionato dalla forma, ha evocato Tubular Bells. Ma sono lavori che hanno pochissimo in comune. Semmai il capolavoro di Mike Oldfield non può non fare parte di quella collezione di dischi che dicono abbia ispirato a Wilson l’idea, espressa nel titolo della prima composizione, che gli oggetti ci sopravvivranno. L’autore ha inizialmente suonato tutti gli strumenti, poi ha chiamato alcuni dei musicisti del suo giro per rifinire e completare. The Overview potrebbe comunque essere, per come è stato fatto, il suo album più personale.

Da qualche giorno Steven Wilson, dopo che è stata pubblicata la colonna sonora, da lui restaurata, del film Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII (“È quasi come vedere un sogno dei Pink Floyd che suonano dal vivo” ha dichiarato a Rolling Stone), tra i più visti nei cinema italiani tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, ha iniziato la sua tournée, la prima come headliner in sette anni. Dal Regno Unito si sposterà, nell’ultima decade di questo mese, in Olanda e in Francia, poi in Germania per arrivare, il 7 e l’8 giugno, a Milano e a Roma (biglietti esauritissimi da settimane). Quindi proseguirà per la Svizzera, di nuovo per una data in Francia e concludere il tour in Europa a metà giugno in Spagna. Lo riprenderà, a settembre, negli Stati Uniti e in Canada, poi ad ottobre andrà in Messico, in Brasile e nel Cile per terminare, a novembre, in India e in Australia. In totale, saranno sessantadue concerti.

The Overview sarà interamente rappresentato nella seconda parte del concerto. Mentre Wilson con il gruppo riproporrà dal palco le due suite, su un maxischermo scorrerà un film, del regista Miles Skarin, che interpreterà i testi. Ha detto Wilson, sempre a Rolling Stone: “Volevo scrivere dell’umanità e lui ha realizzato un film che è molto più rigoroso nella sua accuratezza scientifica, per quanto riguarda lo spazio e i fenomeni cosmici”.

Steven Wilson - The Overview
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Pietro Andrea Annicelli è nato il giorno in cui Paul McCartney, a San Francisco, fece ascoltare Sergeant Pepper’s ai Jefferson Airplane. S’interessa di storia del pop e del rock, ascolta buona musica, gli piacciono le cose curiose.

Di Pietro Andrea Annicelli

Pietro Andrea Annicelli è nato il giorno in cui Paul McCartney, a San Francisco, fece ascoltare Sergeant Pepper’s ai Jefferson Airplane. S’interessa di storia del pop e del rock, ascolta buona musica, gli piacciono le cose curiose.

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