Sturgill Simpson Johnny Blue Skies – Passage Du Desir

L’atteso ritorno di Sturgill Simpson che si firma Johnny Blue Skies per Passage Du Desir.

C’è una pagina Instagram con un certo seguito @wherethefuckissturgillsimpson?  che con molta ironia pungola il nostro songwriter e si chiede perché non suona o non scrive da un bel po’. È infatti dal 2021, anno di uscita di The Ballad of Dood and Juanita, che Sturgill non esce con nuovi pezzi, dopo aver inoltre interrotto il tour a settembre 2021 per un grave problema alla gola. Da lì il nostro, vincitore di un Grammy, si è visto poco, se si esclude una parte nel film Killer of the Flower Moon di Martin Scorsese. Il ritorno di Sturgill Simpson adesso è come Johnny Blue Skies con l’ album Passage Du Desir e un tour che inizierà il 27 settembre dal suo Kentucky, tour che tuttavia invita a passare An Evening with Sturgill  Simpson with special guest Johnny Blue Skies.

Quale che sia il motivo di un’uscita con un nome de plume un po’ da western anni ’50 non sembra chiaro. Ma lo diventa via via che si ascolta l’album, otto tracce registrate con il fedele produttore “Fergie” Ferguson (recentemente impegnato anche con il Songwriter postumo di Cash) negli studi di Cowboy Jack Clement a Nashville e ad Abbey Road.

Un disco introspettivo

Il risultato? Sturgill Simpson / Johnny Blue Skies – Passage Du Desir è un album molto introspettivo specialmente in quei pezzi meno tradizionalmente country e che molto devono alla lezione dell’amico Merle Haggard, con uno sguardo a quella musica americana che guarda anche alle origini. Ne è un esempio Swamp Of Sadness dove l’accordion e i violini non solo rimandano al Cajun ma attraversano l’oceano fino alla Francia seguendo il richiamo delle sirene del testo. Voglia di sparire, di cambiare, di scorrazzare anonimo in infradito col vento nei capelli per scacciare ogni angoscia forse legata a chi si era prima (Scooter Blues). La nuova persona che è Johnny quindi è qui per raccontarci che nella vita si perde qualcuno e  qualcosa, si passa attraverso la fatica di vivere e  se ne esce solo cambiando, tanto they don’t ask you what your name is when you get up to heaven (Who I Am). Ma cambiare, seppure ineluttabile, non è indolore, lascia vittime  e rimpianti e la consapevolezza che si sarebbe potuto fare meglio ma che ormai è tardi per porvi rimedio (Jupiter’s Faeries).

Neppure l ‘amore salva, l’amore che è un giardino dove i semi san germogliare, è vero, ma  i fiori sono ormai appassiti (One For The Road) in un mondo dove il sole potrebbe anche non sorgere mai (If The Sun Never Rises Again).

Sturgill Simpson / Johnny Blue Skies – Passage Du Desir devia dal country

Insomma, questo Johnny Blue Skies sembra essere un uomo molto ferito, molto amareggiato ma anche molto onesto e sincero e forse questo riuscirà a salvarlo e a redimerlo. Passage Du Desir è un disco non facile, non consolatorio, niente di più lontano dai lustrini dell’Opry e che conferma quanto Sturgill Simpson, o Johnny Blue Skies che dir si voglia, sia sempre di più un cane sciolto  ormai definitivamente non classificabile nel solco country.

Sturgill Simpson / Johnny Blue Skies – Passage Du Desir
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Fieramente classe '68, nata a Firenze lo stesso giorno di Syd Barrett, Celentano e Paolo Conte, non ne eredito le doti musicali. Cerco di colmare il gap ascoltando musica secondo l'istinto e l'estro del momento. Gruppi del cuore: Clash e Cash.

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