Taylor Swift raddoppia: dopo Folklore arriva Evermore.

Il rigore dell’isolamento imposto dalle attuali restrizioni sanitarie si è rivelato quanto mai fecondo per Taylor Swift. Nel breve lasso di tempo di cinque mesi, infatti, coadiuvata dai soliti Aaron Dessner e Justin Vernon, e reduce dai fasti di Folklore, uno dei dischi più apprezzati nel corso del 2020, Swift si è riproposta alla vigilia delle vacanze di fine anno con un album nuovo di zecca, dall’evocativo titolo Evermore. Squadra vincente non si cambia, si suole dire, e inevitabilmente l’ultimo lavoro può essere letto come una sorta di appendice del precedente, del quale ripercorre e rivisita sonorità e tematiche.
È la splendida Willow ad aprire le danze
Il brano scelto come primo estratto è stato annunciato con un post su instagram e supportato da un video di ambientazione country dalle atmosfere notturne. Qui, come un po’ in tutte e 15 le tracce dell’album (17 nella versione deluxe) si fa sentire con forza l’influenza esercitata dal National Dessner, che firma assieme a Taylor la quasi totalità dei brani. Una presenza provvidenziale che sottolinea una volta di più la svolta, o meglio il ritorno alle origini, indie-folk di quella che fino allo scorso anno sembrava destinata a restare una stella del pop.
Willow è il perfetto biglietto da visita, una sorta di bussola che ci guida fra le atmosfere agrodolci dell’album, enfatizzate dalla perfetta fusione fra la voce di Taylor e le melodie orchestrata da Dessner coadiuvato, fra gli altri, da un James McAlister in stato di grazia, impegnato ai sintetizzatori. Malinconia e dolcezza sono le protagoniste anche della successiva Champagne Problems, che racconta con grazia e ironia di un amore agli sgoccioli, fra fraintendimenti e malintesi, ulteriore tassello di un mosaico che si completa titolo dopo titolo.
I testi di Taylor Swift su Evermore
I pezzi migliori del disco, complessivamente eccellente, arrivano verso metà programma. No Body, No Crime è frutto di una collaborazione con le Haim e, a dispetto della melodia ariosa, narra la storia di una vendetta e di un omicidio.
Good thing my daddy made me get a boating license when I was fifteen∕ And I’ve cleaned enough ∕ Houses to know how to cover up a scene∕ Good thing Este’s sister’s gonna swear she was with me∕ (She was with me, dude)∕ Good thing his mistress took out a big life insurance policy, duettano impeccabili Taylor e Danielle Haim, in coda al brano.
Altra collaborazione di peso quella con i National in Coney Island, dal ritmo ipnotico sottolineato dal dialogo fra le voci di Swift e di Matt Berninger, impegnati in un testo struggente.
Were you waiting at our old spot ∕ In the tree line∕ By the gold clock∕ Did I leave you hanging every single day?∕ Were you standing in the hallway ∕ With a big cake, happy birthday∕ Did I paint your bluest skies the darkest grey?∕ A universe away, recita il ritornello.
Una chiusura evocativa
È un omaggio alla nonna Marjorie, scomparsa nel 2003, la canzone dal titolo omonimo, che può contare sulla voce di Bon Iver/Justin Vernon in sottofondo. Vernon è coprotagonista anche della title track, Evermore, scelta per chiudere l’album e che, come Willow in apertura, ne costituisce il perfetto epilogo, grazie al raffinato mélange di luci e ombre, dolcezza e improvvise asperità, note calde e fredde, amplificate dal dialogo fra due voci antitetiche ma complementari. Taylor Swift si conferma una voce importante del panorama musicale contemporaneo, anche e soprattutto grazie alla nuova maturità raggiunta.
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