Midnights: anche a mezzanotte Taylor Swift non fallisce (commercialmente)
Nessuna delle canzoni è brutta, alcune sono quasi belle e alla fine Midnights (Republic) è un disco abbastanza buono. Però non impressiona mai ed è piuttosto uniforme. Con banale ironia si potrebbe dire che le 13 notti insonni cantate da Taylor Swift nell’edizione standard sono un perfetto rimedio proprio per l’insonnia. E a questo punto verrebbe da pensare che ai casi più spinosi provveda la 3 am edition con altre sette tracce. Ma su questa si dovrà aggiungere qualcosa.
L’edizione standard di Midnights…
Si, è vero ci sono momenti che scuotono un pochino il torpore (Karma, ad esempio) oppure suonano seducenti (Snow on the Beach, con la partecipazione di Lana Del Rey), oppure ricordano il quasi folk dei due dischi precedenti, Folklore ed Evermore (Sweet Nothing). E la conclusiva Mastermind pare metterci quella partecipazione emotiva che altrove non c’è oppure è ovattata dai suoni sempre impeccabili del solito Jack Antonoff. In ogni caso l’entusiasmo ovunque suscitato dal disco – vendutissimo come tutto ciò che produce Swift – è davvero inspiegabile.
…e quella di tre ore dopo
Si diceva dell’edizione 3 am, messa a disposizione alle 3 del mattino del 21 ottobre 2022 – ora di New York – tre ore dopo la versione standard. A sorpresa qui le cose si fanno più mosse. Pur trattandosi di canzoni composte e registrate insieme alle altre, danno l’impressione di essere state meno compattate quanto a suono, con qualcosa che resta appena fuori sagoma. Ne sono un esempio il tocco sensuale di Glitch o il groove pop di Would’ve, Could’ve, Should’ve. Se il giudizio complessivo non cambia, bisogna dire che, paradossalmente, alle tre del mattino si è più svegli che a mezzanotte.
Taylor Swift e il pathos
Parlando di Midnights qualcuno ha menzionato un altro celebre disco notturno, In The Wee Small Hours di Frank Sinatra. In quelle canzoni del 1955 Ol’ Blue Eyes utilizzava tutta la sua piacente malinconia (e i suoi nodi cravatta allentati) per cantare la fine della storia d’amore con Ava Gardner. In questi notturni del 2022 Taylor Swift non riesce a essere altrettanto intensa o altrettanto coinvolgente. Risulta troppo inappuntabile anche nello struggimento, oppure esagera nella ricerca del colpo ad effetto, come nel video con funerale di Anti-Hero. Forse avrebbe dovuto aspettare ancora quattro ore (o una, secondo le versioni) per ispirarsi a quella, peraltro inarrivabile, canzone delle quattro del mattino, Famous Blue Raincoat di Leonard Cohen: It’s four in the morning, the end of December…
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