Exotico è il quarto, psico-roboante, album dei Temples.
”Quella persona per te non va bene,” dicono gli altri. E noi, innamorati e indispettiti, ci intestardiamo a frequentare proprio quella persona. Salvo scoprire, prima o dopo, che gli altri avevano – quasi sempre – ragione. In questo caso non si parla di una persona ma di un disco, Exotico dei Temples, e “gli altri” sono i recensori che, in larga parte, lo hanno tiepidamente accolto.
Sì perché chi scrive si è fatto subito intortare senza ritegno dal quarto album della band londinese, in ciò incurante anche di altri segnali preoccupanti: ovvero il ricorso a un produttore dal cv un po’ caotico, Sean Ono Lennon, e a un sound engineer dalla tendenza al ridondante quale Dave Fridmann.
Quel travolgente primo approccio a Exotico
Quantomeno nella sua prima metà Exotico sfodera un massimalismo pop-psych con dorature barocche che avvince e travolge a dispetto della sua indiscutibile frivolezza. I suoni sono tanti e avvolgenti e le situazioni cambiano persino all’interno di una stessa canzone. L’effetto è quello di un ottovolante rumoroso e un po’ stordente o di un viaggio sopra le righe a metà fra Vacanze ai Caraibi e Paura e delirio a Las Vegas. Ascoltare, per credere e sorridere, Gamma Rays, dal riffone poderoso, oppure Oval Stones con cambio di passo simil-disco.
I Temples calano un po’ nella seconda parte del disco
Qualche dubbio sulle buone ragioni degli “altri” comincia ad aleggiare verso metà programma con l’esercizio in stile yacht rock intitolato Slow Days (il pezzo più exotico del disco), la malinconica per sentito dire Fading Actor e una serie di titoli abbastanza uniformi nel classico segno della psichedelica britannica con prevalenza dei Moody Blues sui Pink Floyd. A riportare un certo entusiasmo provvedono la trasognata evocatività di Giallo e l’oriente da cartolina vintage di Meet Your Maker (che i nostri abbiano ascoltato la ‘cosa vera’ Altın Gün?), tuttavia è indiscutibile che 57 minuti di musica per 16 canzoni possono risultare faticos,i specie in una dimensione sonora comunque tutta d’un pezzo.
Tornando all’assunto di partenza, si può dire che alla lunga Exotico possa suonare risaputo e persino ponderoso. E forse anche le cose migliori potrebbero essere più fumo (fumo buono, sia chiaro) che arrosto. Però quanto ci siamo divertiti in quei primi momenti di entusiasmo.
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