V: disco della consacrazione per The Horrors.

Che The Horrors siano arrivati al quinto disco appare subito chiaro dal titolo. Il punto è: sono riusciti a evolvere rispetto ai modelli che li hanno guidati in questi anni? E sono in grado di aggiungere qualcosa a un suono, quello new wave, che ormai conta su un’infinità di cloni?
The Horrors e la new wave
L’apertura con Hologram porterebbe a rispondere: no. La canzone richiama tanto il Gary Numan d’annata, per i synth e l’inflessione della voce. Va detto però che se la cava anche bene, oltre la pura imitazione. Poco dopo Press Enter To Exit e Machine ci fanno capire che The Horrors hanno deciso di spingere, rispetto a Luminous, verso una maggiore commercialità. Gli esordi tra goth e garage sono ormai lontani, e il nome della band comincia a suonare piuttosto fuori luogo. Ma lungi da noi l’idea di parlarne male! A lungo la band di Faris Badwan è sembrata alla ricerca di un’identità e di canzoni memorabili. E Machine ci va vicino.
Weighed Down momento centrale di V
Se Ghost e Point Of No Reply fanno di nuovo appena dubitare, il meglio arriva con Weighed Down addirittura una ballata. E che ballata! Il testo malinconico parla di amori sbagliati, quelli che ti annullano: “Living through a lover’s eyes / Is there any higher price?”. Ma il finale in crescendo è antidepressivo, con il “Don’t let love bring you down” che invita alla speranza e una sorpresa autobiografica di Badwan che aggiunge un sommesso: “with me”. E’ la canzone definitiva per la carriera dei The Horrors, almeno per quanto visto sinora.
V tra ballate e dance
E così V arriva a entusiasmare per poi proseguire bene nella seconda metà, alternando altre ballate come Gathering a momenti piuttosto dance quali World Below e Something To Remember. D’accordo, anche con il quinto disco The Horrors non inventano nulla di mai ascoltato, e si muovono nel solco di una tradizione consolidata. Ma hanno lavorato sul songwriting, molto, e decisamente questo V è il loro momento di gloria.
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