The Last Bison: il roots-rock in chiave cristiana.

Provate a immaginare come sarebbe il roots rock visto dai Monty Python e avrete The Last Bison: tutto in loro, a partire dal nome, è patinato di buoni e antichi valori: aspetto da bravi ragazzi e ragazze della Virginia che quando parlano di guerra intendono quella di Secessione, una fusione di suoni tra il folk e il cameristico che per il ’13 (se inteso come 1913) suona decisamente ardita e un posto d’onore all’interno del Good Christian Music Blog. Detto che il padre dei due fondatori della formazione, Benjamin e Annah Hardesty, fa di mestiere il pastore d’anime, è inevitabile che le canzoni di questo album, il primo per una major, evochino chiese in legno, boschi che di notte fanno un po’ paura e bontà verso chiunque.
Le molte qualità di Inheritance
Finendola con quest’ironia un po’ stupida, bisogna dire che come dinamismo i Last Bison si pappano i Mumford & Sons, come cori creano problemi d’invidia ai Fleet Foxes e come spettacolarità delle soluzioni strumentali non dispiacerebbero al maestro Van Dyke Parks. Manca forse il pezzo che stende al primo ascolto, ma sarebbe chiedere l’impossibile visto che i Last Bison per principio non danno pugni a nessuno. E comunque il disco è bello, alla faccia dei laici spiritosi e invidiosi.
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