The Master Musicians Of Jajouka

Hanno affascinato per  decenni i musicisti occidentali: Master Musicians of Jajouka.

L’ensemble marocchino dei Master Musicians of Jajouka vanta una tradizione almeno secolare, anche se ultimamente si sono scissi in due gruppi, uno capitanato da  Ahmed Attar e l’altro, che è quello di questo disco, da Bachir Attar. I primi si chiamano MM of Joujouka facendo propria la grafia errata di Brian Jones che realizzò un disco con loro registrazioni uscito nel 1971, due anni dopo la sua morte. Il cognome Attar è quello di molti dei musicisti appartenenti a uno stesso clan famigliare che mantiene viva e trasmette la tradizione musicale che si è sviluppata alle pendici delle montagne del Rif. Il primo a registrarne la musica fra gli occidentali fu negli anni Cinquanta Brion Gysin, poi nel corso degli anni i Master Musicians of Jajouka hanno attirato l’interesse di scrittori, artisti e musicisti che, come Bill Laswell, Lee Ranaldo e Ornette Coleman, hanno inciso con loro.

Un doppio per l’ottima Glitterbeat Records

Dancing Under The Moon è la prima uscita per la Glitterbeat Records. Si tratta di un doppio per quasi due ore di musica registrata a Jajouka, il loro sperduto villaggio,  a fine 2019 dal produttore italiano Jacopo Andreini. Ascoltando la loro musica si capisce perché abbia così affascinato molti artisti occidentali, soprattutto quelli interessati alla dimensione spirituale e psichedelica. Appartiene infatti alla tradizione sufi e grazie alla circolarità e ripetitività dei suoi suoni mira a indurre nell’ascoltatore uno stato di trance che faccia andare oltre il mondo materiale verso una dimensione spirituale e trascendente. Altro elemento di fascino è il carattere ancestrale di una musica strettamente legata alla vita comunitaria non ancora investita dalla furia del progresso. Si tratta di una musica fortemente ipnotica adatta a danze sciamaniche e tribali (a volte sono presenti ballerini nei loro live act) che si apprezza ancor di più nella dimensione dal vivo e che queste registrazioni riescono a cogliere appieno.

Dancing Under The Moon

La produzione è del leader Bachir Attar che, come gli altri sei suonatori partecipanti, si alterna alla voce, al violino, alle percussioni, alla lira, al particolare flauto di legno a due canne – chiamato Pipes of Pan da Jones – che costituisce il suono caratteristico e peculiare del gruppo. Lo si percepisce bene nella spettacolare title track  in un susseguirsi di fughe, botta e risposta, assoli, mentre i poliritmi delle percussioni  inducono a una danza tribale e dal forte sapore lisergico.

Le nove tracce sono prese dal meglio del repertorio trentennale del gruppo. Come la rutilante e ipnotica Dancing In Your Mind, il canto devozionale e suggestivo The Bird Prays For Allah che si apre con un lungo evocativo solo di flauto. C’è la musica di corte Khamsa Khamsin con i flauti che modulano un invito alla preghiera. Habibi N’Sitini è un invito alla danza comunitaria, mentre Yes Yes, Be Patient My Heart è un brano di struggente malinconia con protagonisti il violino e la lira in un arrangiamento minimale e sobrio. Se i Master Musicians of Jajouka sono ormai una leggenda e tanta influenza hanno avuto nella musica occidentale, questo superbo lavoro ce ne dà pienamente conto.

The Master Musicians Of Jajouka – Dancing Under The Moon
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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