My Dear Melancholy, un EP e una lettera.
My Dear Melancholy, è il nuovo EP di The Weeknd, arrivato con una certa sorpresa. Sei canzoni che ruotano intorno allo stesso tema: l’amore infelice. Una sorta di lettera, come indica la virgola dopo il titolo, all’amata che l’ha mollato. In giro si fa anche il nome, ma la cosa ci pare poco importante. Un disco all’insegna della malinconia dettata dalle pene d’amore. Niente di nuovo in generale, però se vogliamo pensare a un modello specifico viene per forza in mente 808’s & Heartbreak di Kanye West, che ha fatto scuola per molte cose. Certamente per la produzione e il suono scelti, di grande influenza su tanti dischi successivi (da Frank Ocean a Bon Iver).
La produzione di My Dear Melancholy,
Tuttavia, con My Dear Melancholy, The Weeknd non viaggia in territori nuovi. E neppure, come qualcuno ha scritto, torna alla trilogia delle origini. Questo EP lo presenta invece in versione sì minimalista, senza i picchi volutamente mainstream dei due dischi precedenti, però il riferimento principale è alle sue stesse ballate midtempo della produzione consueta. Basta dare un’occhiata ai produttori (Frank Dukes, Gesaffelstein, Skrillex, Mike Will Made It ecc.) per capire che l’ispirazione indie è un lontano ricordo.
Un nuovo corso per The Weeknd?
Il che non significa, naturalmente, che questo My Dear Melancholy, sia disprezzabile. Su sei canzoni, le due iniziali (Call Out My Name, Try Me) e la conclusiva Privilege sono buone torch songs.
Le altre hanno invece minor spessore. Il preludio a un The Weeknd più introspettivo, meno dance-oriented? Oppure solo un intermezzo nella carriera della pop-star? Difficile dirlo in base alle canzoni di My Dear Melancholy,. Lo si attende alle prove successive, speriamo soprattutto con qualche novità auspicabile e sostanziale che qui ancora non si vede.
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