Recensione: The Wytches – All Your Happy LifeHeavenly Recordings / PIAS – 2016
Recensione: The Wytches – All Your Happy Life
Heavenly Recordings / PIAS – 2016

Dopo lo splendido esordio di due anni fa con Annabel Dream Reader, tornano The Wytches con il nuovo All Your Happy Life.

All Your Happy Life: una logica continuazione per The Wytches

Ne avevamo parlato nel 2014 come di uno dei migliori dischi dell’anno, non solo fra quelli d’esordio. La giovane band di Brighton aveva stupito con una miscela di suoni non nuovi (il grunge, il garage), ma fusi alla perfezione in una sequenza di belle canzoni. Il seguito parte dallo stesso presupposto. In apertura C-Side e Can’t Face It, più tardi Bone-Weary, riprendono il discorso dov’era stato lasciato. Potenti e allo stesso tempo melodiche, con la voce nasale ed efficacissima di Kristian Bell a cantare di relazioni impossibili. Anche la formazione a tre non è cambiata. Chitarra (dello stesso Bell), basso, batteria, con qualche pennellata di organo psichedelico non a ingentilire, ma a rendere più acido il tutto. Chissà se dal vivo continuano a suonare come un unico strumento spaccatimpani.

Una band viscerale

Tuttavia, andando avanti nel disco si nota che qualche differenza rispetto ad Annabel Dream Reader in effetti c’è. Da una parte, infatti, The Wytches aumentano il numero di ballate. Non mancavano neppure nel precedente: ma con A Feeling We Get, Ghost House i toni della psichedelia prevalgono decisamente su quelli del garage.

In alcuni episodi come Throned e Crest Of Death il trio utilizza la formula che alterna gentilezza a esplosioni noise. Pixies e Nirvana non sono troppo lontani. Altrove spingono il pedale piuttosto sulle chitarre metalliche e in A Dead Night Again sfiorano territori di hard-rock psichedelico. Esplorare registri differenti è un bene. Soprattutto perché ci auguriamo che The Wytches siano una realtà destinata a durare nel tempo. Il fatto è, però, che al momento il registro che sembra più adatto alla loro vena e alla voce di Bell è quello del garage veloce e potente. Insomma quello degli esordi, che qui, come detto, è presente solo in parte. Però quelle parti sono talmente buone da farci esprimere un giudizio molto più che positivo. Ci vogliono band come The Wytches a ricordarci che a volte la visceralità funziona più della maturità.

Recensione: The Witches - All Your Happy Life | Recensione Album
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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