Three Mile Ditch è il terzo disco dei The Wytches.
Comincia con un bel piglio questo terzo disco dei The Wytches: Three Mile Ditch segue a distanza di ben quattro anni All Your Happy Life a sua volta preceduto dall’eccellente debutto Annabel Dream Reader. Il power trio inglese ha cambiato label, ma non la musica. Il terzo disco vede lo stesso suono granitico che a tratti si addolcisce a in qualche ballata, mantenendo comunque un suono oscuro.
The Wytches sono emersi con la piccola ondata di rockers inglesi di questo ultimo decennio. Alcuni, come i Royal Blood, hanno avuto grande successo, rendendo la formula un po’ più adatta a un pubblico di rock generico. Altri tipo i Drenge sono partiti con una fiammata ma si sono un po’ spenti lungo la strada. The Wytches hanno mantenuto un buon livello con la loro proposta, che mescola tante influenze, dal grunge al garage alla psichedelia, ma non hanno trovato la strada del successo ed è difficile che questo Three Mile Ditch li aiuterà a cambiare la situazione, pur avendo molti pregi.
Tra grunge, garage e psichedelia
L’inizio, come detto, è trascinante. Cowboy è una di quelle loro canzoni tormentate al pari della title track che segue immediatamente. Midnight ride è lenta e psichedelica. A Love You’ll Never Know mette tutto insieme, rabbia e delicatezza, ed è un gran bel pezzo.
A tratti la scrittura scade un po’ in qualità ma nel complesso si mantiene alta: questo Three Mile Ditch non impallidisce a confronto con i due precedenti e dovrebbe piaceri agli amanti del rock di strumenti tradizionali perché è appassionato e, pur non dicendo molto di nuovo, ha un bello stile. Difficile dire cosa possa decretare il successo, anche in ambito indie, per una band di questo genere. Certamente The Wytches meritano più di quanto hanno raccolto finora, dunque l’invito è a dar loro una chance.
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