Thurston Moore: una nuova giovinezza sonica con Flow Critical Lucidity?
Ammettiamolo, da quando i Sonic Youth si sono sciolti (2011) si è sempre guardato alle avventure artistiche dei singoli componenti il quartetto con qualche perplessità. Dischi come EVOL, Sister e Daydream Nation, oltreché pietre miliari dell’alt-rock, erano un perfetto esempio di insieme che vale più della somma delle parti, fantastico processo alchemico e antimatematico che si è innescato per pochi eletti (i Beatles, tanto per dire). Chiaro che, rimasti ognuna/o con se stesso, Kim Gordon, Thurston Moore, Lee Ranaldo e Steve Shelley hanno dovuto gestire la ricaduta nella normalità, peraltro già avvenuta nell’ultima fase di carriera del gruppo. In effetti, per molto tempo quello abbiamo avuto sono stati dischi soprattutto ‘interessanti’, ovvero da archiviare dopo uno o due ascolti.
Dopo Kim Gordon anche Thurston Moore si mostra vivo e vitale
Questo 2024 però sembra cambiare la situazione. A inizio anno è arrivato The Collective, potente e sorprendente mélange di industrial e hip-hop siglato da Kim Gordon, mentre questo Flow Critical Lucidity di Thurston Moore (a titolo di cronaca ex marito di Gordon) risulta meno innovativo ma altrettanto efficace e comunicativo. In entrambi i casi, comunque, il confronto con l’epoca della Gioventù Sonica diventa irrilevante: questo abbiamo ora e va benissimo così.
Flow Critical Lucidity, un disco ‘meditativo’
In Flow Critical Lucidity Moore abbandona l’aspra componente sperimentale del precedente Screen Time, per scegliere una dimensione che potrebbe definirsi meditativa. Come dice la prima parola del titolo, il disco suona come un flusso di suoni e pensieri che non dimentica i sussulti, le nevrosi e le distorsioni del passato, ma li evoca e li gestisce fino a portarli a un passo dal punto di rottura. In tal modo riesce a renderli più costruttivi che distruttivi, più affidabili che temibili. Per attuare questo difficile bilanciamento Moore fa ricorso ai suoni di ricettivi strumentisti quali Deb Googe dei My Bloody Valentine e Jon Leidecker dei Negativland e, in cinque brani su sette, ai testi della moglie Eva Prinz, in arte Radieux Radio. Ad aggiungere un tocco di metafisica gentilezza provvede il breve intervento vocale di Laetitia Sadier degli Stereolab in Sans Limites.
Pur non contenendo vere e proprie canzoni, Flow Critical Lucidity è in ogni momento melodicamente molto bello (gli ampi cerchi di New In Town, l’andamento litanico di We Get High, la quasi autorialità di Hypnogram) e accostabile ai due lavori della recente rinascita artistica dell’ottuagenario John Cale. Moore di anni ne ha 66 e, dopo aver raccontato la sua vicenda artistica nel volumone Sonic Life, pare proiettato verso una dimensione musicale e umana in cui la disillusione tipica della mezza età (la triste storia vera di The Diver) si accompagna alla fiducia nella forza rigeneratrice della natura raccontata in Rewilding. Per lui – come per Kim – sembra proprio arrivata una Different Kind of Sonic Youth.
PS. L’elmetto con i diapason raffigurato in copertina (titolo Samurai Walkman) è opera dell’artista inglese Jamie Nares, Il messaggio potrebbe essere “proteggiamoci la testa, ma restiamo ricettivi” e suona temibile e speranzoso allo stesso tempo.
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