I Tindersticks di Soft Tissue non cambiano (o cambiano poco) e fanno bene.
È proprio difficile dire qualcosa di originale a proposito dei Tindersticks e del loro stile così riconoscibile con la voce profonda di Stuart Staples e l’incedere lento delle melodie. La cosa migliore è allora fornire qualche dato: quattordici dischi in studio a partire dal 1993 a cui vanno aggiunti almeno tre rari live, due antologie di inediti e rarità, i solo di Staples e le colonne sonore per otto film di Claire Denis e un paio di installazioni. Dunque sono sempre accanto a noi i Tindersticks, anche se la loro è una presenza discreta, sobria, elegante.
Suoni, situazioni e ‘spirito’ di The Soft Tissue
The Soft Tissue (ancora una volta pubblicato da City Slang) è un lavoro inevitabilmente riconoscibile al primo minuto di ascolto e, al tempo stesso, abbastanza diverso dal precedente Distractions (2021) opera asciutta, a tratti sperimentale e molto ‘da lockdown’, nonostante il gruppo dichiarasse il contrario. Qui invece ritornano i Tindersticks classici, quelli sontuosi senza spocchia, dolenti senza depressione. Abbandonati i suoni elettronici, rientrano in scena gli archi e i fiati, l’organo e il piano Wurlitzer ad amalgamarsi con il crooning di Staples, ormai in grado di diventare a sua volta suono. Anche se quel suono dice parole come queste, obliquamente apocalittiche: “Forse stavo strisciando/ Tutto si muoveva incontro a me/ Ho pensato che il mondo stesse scivolando/ Forse è un nuovo mondo/ Forse è un nuovo mondo” (New World). Ma ci sono anche impeccabili perle di vita vissuta: “Il secreto del respirare/ Sta nel credere/ Credere nell’aria” (The Secret of Breathing).
Salvo Falling, The Light, un po’ troppo statica, le canzoni sono tutte di grande, lunare fascino e ognuno sceglierà quelle a cui legarsi come in una relazione sentimentale (per chi scrive sono il mambo da notte infinita di Nancy e la circolarità in crescendo strumentale di Always A Stranger). Il momento più mosso arriva quasi a fine programma con Turned My Back e il suo groove alla Isaac Hayes/ Curtis Mayfield che pare un modo per far scorrere di nuovo il tempo rimasto sospeso fino a quel momento.
No, non si riesce a dire niente di nuovo sui Tindersticks, però è così bello ribadire ancora una volta quanto sono bravi, emozionanti e, a loro modo, rassicuranti.
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