La svolta definitiva dei Turnstile si intitola Never Enough.
Never Enough, quarto album in studio della band statunitense (ex?) hardcore punk Turnstile, è stato pubblicato il 6 giugno 2025 da Roadrunner Records. L’album rappresenta una tappa significativa nella carriera del gruppo, in quanto è il primo a essere realizzato senza il chitarrista fondatore Brady Ebert, uscito dalla formazione nel 2022. Sebbene Meg Mills sia stata annunciata come nuova componente ufficiale nel 2025, non ha partecipato alle registrazioni dell’album.
La campagna promozionale di Never Enough è iniziata a marzo 2025 con un enigmatico cartellone pubblicitario a Los Angeles, che ne annunciava la data di uscita e confermava l’ingresso di Mills nella band. Il primo singolo, omonimo all’album, è stato pubblicato l’8 aprile, accompagnato da un videoclip diretto da due membri del gruppo, Brendan Yates e Pat McCrory. Il secondo singolo, un doppio brano intitolato Seein’ Stars / Birds, è uscito il 30 aprile con un nuovo video, anch’esso curato internamente.
In parallelo alla pubblicazione musicale, Turnstile ha realizzato anche un visual album, presentato in anteprima al Tribeca Film Festival e distribuito nelle sale cinematografiche il 5 giugno 2025, con un trailer pubblicato il mese precedente. L’album ha ricevuto un’accoglienza critica positiva, sia da chi tradizionalmente si occupa di metal e hardcore, come Kerrang, sia da giornali più generalisti.
Addio allo hardcore degli esordi
La voglia dei Turnstile di uscire dalla tradizione hardcore era evidente già dal precedente Glow On. Si conferma anche nel nuovo Never Enough, dove si riconferma la collaborazione con Dev Hynes e se ne aggiungono altre, come il flauto di Shabaka Hutchings e la voce di Hayley Williams dei Paramore. Si conferma anche l’uso massiccio dei synth, mentre aumentano gli effetti sulla voce di Brendan Yates (che produce con l’ausilio di Will Yip).
Un disco che guarda agli ‘80s
L’uscita del singolo/title track, qui in apertura, con i suoi riff, poteva far pensare che la band di Baltimore volesse riprendere da lì; e i riff non mancano di sostenere l’album in diverse delle tracce, soprattutto nella seconda Sole o, verso la metà, Sunshower. Tuttavia, dalla terza I Care appare evidente che i Turnstile di Never Enough, più che dall’hardcore, traggono la loro ispirazione dal rock dei primi anni ’80; la canzone ha una straordinaria somiglianza con la musica dei Police, peraltro presente anche in altri momenti come Look Out For Me e Seein’ Stars.
Gli effetti costanti sulla voce di Yates sono evidentemente una scelta, ma alla lunga stancano perché usati in modo uniforme. A tratti vengono i mente anche i Jane’s Addiction, se proprio bisogna fare paragoni.
Non mancano momenti molto buoni nei quali tutte le influenze sembrano mescolarsi alla perfezione, come in Dreaming che unisce fiati, vivacità ritmica, riff e una bella vena melodica, però in altri le diverse influenze non arrivano a una vera sintesi. Alla fine Never Enough incuriosisce più che entusiasmare, mostrando i Turnstile come una band che ha voglia di prendere nuove direzioni, ma che guardando così tanto al passato non riesce davvero a sdoganarsi dalle etichette.
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